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Sanità, un manifesto per la riorganizzazione della medicina generale

  • Alessandro Visca
  • Sanità

“Alcuni hanno sostenuto che i Medici di Medicina Generale avrebbero dovuto fare più visite domiciliari, più tamponi molecolari, più test rapidi, più vaccini antinfluenzali e ora più vaccini anti-Covid, e infine test sierologici per verificare l’acquisita immunizzazione da vaccino e la sua durata. Ma, giusto o sbagliato che sia, nessuno ha analizzato le condizioni di rischio in cui, in assenza di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), i medici e gli assistiti hanno vissuto negli ambulatori; e nessuno ha spiegato i motivi del perché i Medici di Medicina Generale non hanno potuto fare più di quel che hanno fatto, che è stato comunque molto.” Questa è la premessa da cui scaturisce la proposta di un “Manifesto strategico” per la riorganizzazione della Medicina di famiglia proposto da Co.S., il consorzio nazionale di sanità che raggruppa 35 cooperative in Italia formate da quasi 4.500 medici di famiglia.

“In questo momento particolare, – spiega Antonio Di Malta, Presidente del Co.S, l’organizzazione della medicina generale deve necessariamente essere messa nelle condizioni di realizzare presidi Covid-19 a livello territoriale in grado di affiancare gli ospedali nel fronteggiare la pandemia. Questa organizzazione è già stata attuata in molti territori dalle Cooperative di servizio. A seguito di questo, abbiamo definito 10 passaggi per affrontare una profonda riorganizzazione delle cure sul territorio italiano.”

Il decalogo per la riorganizzazione della medicina di famiglia

Il Medico di Famiglia nel nuovo modello:

  1. Deve, nel rivestire un ruolo fondamentale nel sistema sanitario, essere responsabile, affidabile, competente, autorevole;
  2. Deve essere messo in grado di sviluppare competenze di “care management” e “people management” per rispondere complessivamente alla nuova organizzazione dei servizi sul territorio;
  3. Deve lavorare con il supporto di personale amministrativo e infermieristico;
  4. Deve aggregarsi nelle forme associative già previste dall’Accordo Collettivo Nazionale del 2009 e dalla legge Balduzzi del 2012, e mai completamente e concretamente realizzate;
  5. Deve agire all’interno di una forma associativa che opera secondo la logica “concentrazione dei fattori di produzione/capillarizzazione territoriale dei servizi”;
  6. Deve poter utilizzare strumenti tecnologici evoluti di Digital Health, connesso a reti informatiche efficienti e sicure;
  7. Deve poter utilizzare in modo agevolato gli strumenti di Telemedicina e Telemonitoraggio;
  8. Deve operare secondo una convenzione o un contratto tra stato e professionisti o stato e figure giuridiche;
  9. Deve avere un ruolo attivo nei Dipartimenti di Cure Primarie e nei Dipartimenti di Sanità Pubblica per poter partecipare direttamente ai processi di riorganizzazione e gestione di nuovi servizi;
  10. Deve vedersi riconoscere per l’attività svolta un compenso allineato alla media europea che preveda compensi per il raggiungimento di obiettivi di salute ed un finanziamento per coprire i costi dei fattori di produzione.

Il manifesto individua poi alcuni punti considerati centrali per un’efficace riorganizzazione, come operare in una sede adeguata, far parte di una forma associativa che consen di organizzare il supporto amministrativo e infermieristico all’attività del medico.

Nel manifesto sono poi analizzate le forme giuridiche per le associazioni dei medici, i motivi dello scarso sviluppo delle associazioni professionali di medici e la strategia per rilanciare l’assistenza sanitaria sul territorio.

 

 

 

 

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.