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dottore anziano

Medici, è giusto mettere un limite d’età all’esercizio della professione?

  • Danilo Mazzacane
  • Sanità

Negli Stati Uniti, come in altri paesi occidentali, il pensionamento dei medici creerà un drammatico problema di carenza. Entro il 2034 negli Usa mancheranno 40mila medici. È giusto porre un limite di età all’esercizio della professione medica? Il quesito è proposto dall’Associazione dei medici americani (American Medical Association – AMA) in un interessante articolo riportato da Medscape Medical News.

a cura di Danilo Mazzacane

Il ridotto numero di medici è la conseguenza del processo di invecchiamento di quelli in servizio e del ridotto turnover con le nuove leve. Attualmente il 30% dei medici in attività è da considerare “anziano”. L’organizzazione dei medici americani si chiede quindi se sia utile cercare soluzioni alternative al limite d’età imposto a tutti, per mantenere attivi i medici “maturi”.

Il Consiglio dell’AMA in passato ha realizzato gruppi di lavoro per analizzare la questione e creare linee guida per lo screening e la valutazione dei medici in base all’età, ma non è giunto a conclusioni definitive.

Mark Katlic, direttore del dipartimento di chirurgia al Lifebridge Health System di Baltimora, Maryland, osserva che le linee guida sono difficili da realizzare perché l’invecchiamento comporta una grande variabilità di situazioni, in quanto l’età funzionale sovente non va di pari passo con l’età cronologica.

Egli propone dei programmi di screening per i medici, comprendenti un esame fisico, un esame cognitivo ed un esame della vista. Spiega che tale procedura è già esistente in alcuni ospedali e ne caldeggia la diffusione, poichè bisogna in ogni caso garantire la sicurezza dei cittadini bisognosi di cure.

Frank Stockdale, medico oncologo 86enne presso la Stanford University Health, non è d’accordo con una valutazione basata essenzialmente sull’età, piuttosto ritiene utile intraprendere un percorso di screening anche in età presenile. Egli cita delle cause legali intentate per combattere i test legati all’età, poichè considerati discriminanti per coloro che praticano la professione e sono a fine carriera.

James Allison, titolare della Cattedra di Memory care e Geriatria presso il Christiana Care Health System di Wilmington-Delaware, evidenzia che l’invecchiamento può anche comportare dei benefici, sotto forma di esperienza, con una ricaduta positiva sull’accuratezza diagnostica. Ammette, peraltro, che l’età può comportare anche dei cambiamenti cognitivi e funzionali. Inoltre spesso il professionista non è cosciente delle proprie difficoltà e i suoi collaboratori, pur rendendosene conto, rimangono in silenzio, ma poi quando la situazione diventa incandescente deve intervenire qualcuno in posizione di potere e prendere delle decisioni.

In sostanza, anche Allison concorda sulla necessità di effettuare uno screening a fine carriera per tutte le specialità.

L’Università della California San Diego ha realizzato il programma Physician Assessment and Clinical Education (PACE) già nel 1996. Prevede per i medici oggetto dell’indagine una fase 1 che misura in due giorni la competenza di base ed una fase 2 che indaga in cinque giorni la competenza della loro specialità. Al termine la facoltà valuta il medico ed una commissione multidisciplinare analizza i risultati delle varie fasi. Vi è la possibilità di accedere a fasi di recupero, in quanto diversi medici risultano avere performance non adeguate.

In definitiva, viene riscontrata la necessità di ricercare una soluzione equilibrata che possa garantire sicurezza ai pazienti e nel contempo preservare la privacy e la dignità professionale dei medici “anziani”.

Mazzacane
Danilo Mazzacane

Medico oculista - Medical writer