Skip to content
depressione

Giornata mondiale della Salute Mentale 2023: il disagio giovanile sotto la lente

Una buona parte degli italiani sono consapevoli dell’importanza della salute mentale, ma molti i nostri concittadini sono in difficoltà, soprattutto i più giovani dopo il periodo pandemico.  A fornire un’istantanea della situazione in questo ambito ci ha pensato un’indagine demoscopica condotta da Ipsos per conto di Janssen Italia, azienda farmaceutica di Johnson & Johnson.

Quattro italiani su dieci non sono soddisfatti del proprio stato di salute mentale

Le cifre che saltano agli occhi sono le seguenti: il 40% del campione non è soddisfatto della propria condizione mentale. Inoltre, a ritenere la propria salute più a rischio rispetto a 3-4 anni fa è il 33% circa degli intervistati, anche se con diverse percentuali a seconda del sesso (42% tra le donne e 31% tra gli uomini) e dell’età (42% circa nelle fasce 18-45 anni rispetto al 32% di quelle 46-75).

Sul problema dei giovani si insiste molto, per gli evidenti rischi di fragilità segnalati dalle statistiche degli accessi alle strutture socio-sanitarie, da quanto riferiscono psicologi e psichiatri e purtroppo anche dai fatti di cronaca. E proprio a loro era dedicato l’incontro pubblico “Socialized Minds – La salute mentale giovanile nell’era dei social” organizzato dall’Università degli Studi di Milano–Bicocca e da Janssen, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale 2023, che si è celebrata il 10 ottobre scorso.

L’evento, che ha coinvolto il cantante Mr. Rain, oltre a esponenti istituzionali, clinici, associazioni dei pazienti e rappresentanti aziendali, ha avuto come obiettivo la sensibilizzazione della popolazione giovanile sul problema del disagio psichico, sottolineato anche dai risultati di una survey, condotta dall’Università Bicocca e dall’Università del Surrey nel Regno Unito, che aveva come oggetto specifico la salute mentale della popolazione universitaria italiana e britannica. Nei dati raccolti nella ricerca, a spiccare sono i sintomi di ansia generalizzata, riferita dal 67% degli intervistati, mentre la sintomatologia depressiva riguarda un intervistato su cinque. A completare i segni di malessere anche la solitudine, il tempo eccessivo trascorso online, la difficile gestione di tempi e spazi.

In proposito, Giuseppe Carrà, professore di Psichiatria dell’Università degli Studi di Milano–Bicocca, ha commentato:

quando leggiamo questi dati sulla frequenza di ansia e depressione tra i giovani, ci rendiamo conto delle dimensioni di un fenomeno che richiede necessariamente nuovi approcci in termini non solo clinici ma anche di salute pubblica: questo conferma l’importanza di identificare i determinanti sociali, fattori modificabili che possono provocare, far precipitare e perpetuare tali sintomi tra i giovani. In un’ottica di salute pubblica, la ricerca evidenzia come iniziative preventive ed interventi clinici, anche attraverso l’utilizzo di strumenti digitali, social inclusi, debbano essere volti ad interrompere il circolo vizioso tra avversità sociali e psicopatologia”.

In prima linea ad accogliere il disagio giovanile ci sono anche le associazioni, come Fondazione Progetto Itaca e Fondazione Bullone. Nel corso del dibattito, Francesco Baglioni, direttore del Progetto Itaca Milano, ha dichiarato:

i giovani, come sappiamo, attraversano una fase particolarmente delicata della loro vita, in cui è in formazione l’equilibrio della loro persona. Noi siamo convinti che si debba lavorare su tre direttrici: sensibilizzare la società per superare lo stigma e il pregiudizio, promuovere un’informazione corretta per favorire la prevenzione e sostenere le persone che soffrono e le loro famiglie. Per fare questo utilizziamo da tempo con efficacia anche gli strumenti digitali grazie ai quali possiamo raggiungere migliaia di persone con i nostri messaggi.”

Non diverso è il punto di vista di Sofia Segre Reinach, direttore generale della Fondazione Bullone:

il nostro ruolo è di accompagnare i ragazzi, che hanno o hanno avuto esperienza di malattie gravi e croniche tra cui quelle mentali, a ritrovare una propria identità, dove la malattia rappresenti una parte dell’esperienza della vita, ma non un tutto. Oltre agli ospedali e alle associazioni con cui collaboriamo, sempre più intercettiamo il disagio dilagante tra ragazzi: nelle scuole, sui social, nei giovani che incontriamo quotidianamente. Solitudine, ansia, confusione, rabbia, impossibilità a vedere vie di uscita sono sempre più comuni e – forse – sempre più esplicite, anche grazie all’amplificazione data dal digitale. Cerchiamo di far luce sulla fragilità, non nascondiamola e non nascondiamoci dietro ad essa. Se tutti saremo in grado di accettarla e condividerla come parte dell’esperienza umana, sarà così più facile accompagnare i nostri ragazzi a non sentirsi isolati, a non vergognarsi, a fare invece luce sulle proprie risorse e su proprio percorso di vita personale e professionale. Così da costruire insieme una società realmente più inclusiva e migliore.”

Folco Claudi
Folco Claudi

Giornalista medico scientifico