Le malattie delle valvole cardiache sono sottostimate negli anziani
Un anziano su tre, in Italia, potrebbe avere una patologia valvolare cardiaca da lieve a moderata. Lo suggeriscono i risultati preliminari di uno screening realizzato dalla Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe) nell’ambito dello studio PREVASC (PREvalenza malattie cardioVASColari). Lo studio, il primo su questo target specifico, punta a stimare la prevalenza e la gravità di cardiopatie come fibrillazione atriale, scompenso cardiaco e malattie valvolari nella popolazione anziana. Sono state coinvolte circa 1.200 persone con più di 65 anni, abitanti in piccoli comuni di varie regioni italiane, ribattezzati per l’occasione “borghi del cuore”.
La prevalenza di malattie valvolari risulta superiore di tre volte rispetto a quanto stimato finora
I partecipanti allo studio sono sati sottoposti a visita cardiologica con elettrocardiogramma ed ecocardiogramma. La prevalenza di malattie valvolari risulta superiore di circa tre volte rispetto al 10-12% stimato finora. Niccolò Marchionni, presidente della SICGe ha detto:
negli ultimi 50 anni, l’aspettativa di vita media in Italia è aumentata di oltre 10 anni, per cui le malattie cardiache che prima avevano una bassa prevalenza, ora sono più rilevanti. La prevenzione è dunque fondamentale per salvaguardare qualità e durata della vita della popolazione anziana”
Marchionni fa notare che le nuove diagnosi sono caratterizzate da sintomi silenti per cui gli anziani esaminati non sono in trattamento e questa condizione può generare negli anni successivi patologie cardiache clinicamente rilevanti. “In particolare – specifica Marchionni – anomalie della valvola aortica sono risultate complessivamente presenti nel 27% dei soggetti osservati e quelle della valvola mitralica nel 34%.”
150mila decessi evitabili, con un processo diagnostico non complesso
Alessandro Boccanelli, vicepresidente della SICGe e coordinatore dello studio PREVASC ha aggiunto:
La valenza davvero unica dello studio PREVASC è quella di aver fatto emergere vizi valvolari latenti che, se non diagnosticati precocemente e seguiti nel tempo, nel 10% dei casi rischiano di evolvere, nell’arco di 4-5 anni, in forme gravi che possono diventare fatali nella metà dei pazienti.”
Con una proiezione di questi dati, spiega Boccanelli, sull’intera popolazione anziana si possono stimare circa 150mila decessi evitabili, grazie all’adozione di programmi strutturati di screening. Ciò permetterebbe un aumento del numero delle diagnosi dall’attuale 25% al 60%, consentendo di intervenire precocemente in modo da aumentare la probabilità di sopravvivenza. E aggiunge:
Una diagnosi tempestiva di queste patologie è possibile con un processo diagnostico non complesso, basta auscultare il cuore con un fonendoscopio e, nel caso si identifichi un sospetto, procedere a successivi esami più semplici come un elettrocardiogramma o più approfonditi, come un ecocardiogramma. Purtroppo questa pratica non è inclusa tra i controlli effettuati nella normale routine medica.
La SICGe intende quindi impegnarsi nel proporre di applicare su scala più ampia il progetto PREVASC, per promuovere un programma di diagnosi precoce delle cardiopatie esteso e strutturato, che possa raggiungere l’intera popolazione over 65 a livello nazionale.