Anziani fragili, in Italia cresce il bisogno di assistenza domiciliare
Un’accelerazione dell’offerta dei servizi di assistenza domiciliare (ADI) e residenze sanitarie (RSA) è prioritaria per evitare che la mancata gestione dell’invecchiamento diventi la vera malattia del Paese, sempre più chiamato a fare i conti con le conseguenze della pressione demografica. Lo afferma Italia Longeva, associazione nazionale per l’invecchiamento e la longevità attiva, che ha recentemente presentato nona edizione del rapporto “Stati Generali dell’assistenza a lungo termine – Long-Term Care Nine”.
Il rapporto mostra un trend di crescita dei servizi di assistenza domiciliare passati dai 252mila (1,95% del totale) del 2014 ai quasi 550mila (3,89%) del 2023. Tuttavia, i bisogni sono molto superiori in un Paese con 14,3 milioni di anziani, di cui oltre 4,5 milioni di 80enni, e previsioni che stimano una quota di popolazione del 34% di over-65 nei prossimi 20 anni, con gli over-80 che supereranno i 6 milioni.
Patologie croniche in crescita, perché puntare sull’assistenza domiciliare
Tra le più diffuse cause di invalidità degli anziani ci sono le demenze, condizioni che in Italia interessano 1,5 milioni di persone, di cui oltre 600.000 sono affette da malattia di Alzheimer. Il rapporto evidenzia che il 64% delle persone con demenza non viene preso in carico in una struttura sociosanitaria, con un onere fortissimo per milioni di famiglie.
Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva, commenta
leggiamo con cauto ottimismo i numeri sull’ADI forniti dalle Regioni. L’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie ad esso correlate – diabete, patologie cardiovascolari, demenze -, ci impongono di premere l’acceleratore per potenziare e rendere più omogenea l’assistenza sul territorio. Continuiamo a concentrarci sull’ADI perché siamo convinti che sia l’unica risposta possibile di un servizio sanitario in grado di affrontare e non di subire l’assistenza agli anziani. Pensiamo agli accessi in Pronto Soccorso e ai ricoveri inappropriati, ma anche alla necessità di garantire la messa in sicurezza dei pazienti fragili che vengono dimessi dall’ospedale, soprattutto di coloro che sono privi di un supporto familiare”.
“Potenziare i servizi di long-term care, in particolare le cure domiciliari – aggiunge Bernabei -, significa costruire un ponte tra ospedale e casa, e dare finalmente un’assistenza congrua ai nostri anziani”.
Forti differenze nell’offerta sanitaria fra le Regioni
Davide Vetrano, geriatra ed epidemiologo, consulente scientifico di Italia Longeva, aggiunge:
l’Italia sta facendo dei passi in avanti nell’organizzazione e nell’offerta dei servizi di ADI e RSA, che rappresentano le due componenti cruciali di una risposta sanitaria coerente alle esigenze degli anziani più fragili. Il panorama geografico delle cure domiciliari resta estremamente variegato: Molise, Abruzzo, Basilicata, Toscana e Umbria sono quelle che fanno meglio, con tassi di copertura di ADI superiori al 4,5%. Per quanto riguarda le cure residenziali, sono poco più di 400mila gli over-65 che ne hanno beneficiato nell’ultimo anno, ancora una volta con una distribuzione a macchia di leopardo: tassi di residenzialità più elevati si registrano nelle regioni del Nord – Provincia Autonoma di Trento (9,9%), Veneto (5,9%), Piemonte (5,4%), Lombardia (4,6%) e Provincia Autonoma di Bolzano (4,3%) – e sono per lo più correlati alle peculiari caratteristiche del tessuto sociale”.
“Per affrontare efficacemente la fragilità degli anziani – conclude il presidente di Italia Longeva – sono necessari setting assistenziali, conoscenze e competenze specifiche, e la capacità del sistema di assicurare la continuità della presa in carico tra i diversi livelli e luoghi di cura. Innanzitutto, prendendo in carico gli anziani nel proprio ambiente domestico il più a lungo possibile, fornendo cure mediche, infermieristiche e riabilitative e supporto adeguati per mantenere una buona qualità della vita. Ma il principio guida di questa rete di assistenza è quello di trovare la migliore soluzione assistenziale per il paziente sul territorio, a seconda della complessità dei suoi bisogni: servizi di ADI, accesso in RSA, strutture di lungodegenza o hospice, in cui ciascun attore, professionista, caregiver, gioca la sua parte per dare risposte coerenti alle esigenze degli anziani.”