“La revisione della Nota 99, eliminando l’obbligatorietà del piano terapeutico specialistico per la triplice terapia, consentirebbe di migliorare l’efficienza del sistema sanitario, di ridurre i costi e di garantire cure più rapide, efficaci e mirate per i pazienti con Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO)”, lo ha Alessandro Rossi, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG).
L’appello arriva dal 41° Congresso nazionale della SIMG, da poco concluso a Firenze, e punta a migliorare il percorso terapeutico dei pazienti con BPCO, che è attualmente la principale causa di morte associata a malattie respiratorie. La Nota 99 è stata emanata dall’Agenzia Italiana del Farmaco nel 2021 e ha dato ai MMG la possibilità di prescrivere la duplice terapia (LABA-LAMA), andando oltre il trattamento del broncodilatatore, tuttavia, come spiega Andrea Alunni, Macroarea SIMG Cronicità:
la nota 99 non tiene conto dei più recenti sviluppi. L’ultimo aggiornamento è del 15 febbraio 2022 e si basa su indicazioni GOLD di quell’anno, mentre a novembre 2024 sono state pubblicate le indicazioni più recenti che descrivono con chiarezza il percorso terapeutico ottimale da seguire in base alle caratteristiche individuali del paziente, identificando anche coloro che trarrebbero vantaggio dalla triplice terapia in singolo device, la quale garantisce numerosi benefici, come riduzione della mortalità e semplificazione del regime terapeutico, con conseguente miglioramento dell’aderenza e un risparmio economico rispetto alle terapie che prevedono l’utilizzo di più dispositivi”.
Il ruolo del medico di famiglia nel contrasto alla BPCO
I dati del Ministero della Salute mostrano che la mortalità a 30 giorni per le riacutizzazioni della BPCO è in crescita, al contrario dei dati relativi a infarto miocardico e ictus ischemico. A seguito di una riacutizzazione severa di BPCO, solo il 50% dei pazienti sopravvive dopo 3.6 anni; una riacutizzazione moderata aumenta il rischio di mortalità per la BPCO stessa e del 23% per eventi cardiovascolari.
La figura preposta al monitoraggio del rischio di riacutizzazioni della patologia è proprio il Medico di Medicina Generale, mentre lo specialista fa un esame di secondo livello; il medico di famiglia ha quindi l’esigenza di poter disporre di tutto il ventaglio delle strategie terapeutiche disponibili. Francesco Freddo, Macroarea SIMG dei disturbi non differibili, aggiunge
le motivazioni portate a difesa del piano terapeutico sono di natura clinica, economica e relative alla sicurezza dei farmaci. Tuttavia, le classi di farmaci inalatori autorizzati per la terapia di mantenimento della BPCO, ossia beta-2 agonisti a lunga durata d’azione (LABA), gli antimuscarinici a lunga durata d’azione (LAMA) e i cortisonici inalatori (ICS), presentano un profilo di sicurezza ampiamente consolidato”
“Il paradosso – conclude Freddo – risiede nel fatto che la Nota 99 non permette al MMG di prescrivere triplici terapie in un unico inalatore, ma consente di fatto l’utilizzo della triplice in combinazione estemporanea, ossia l’utilizzo di due dispositivi distinti (LABA/ICS e LAMA). Un’ulteriore criticità riguarda le lunghe liste di attesa per l’ottenimento o il rinnovo del piano terapeutico, con ritardi significativi nell’avvio o nel proseguimento di un trattamento ottimale. Da ciò si evince come il piano terapeutico specialistico costituisca un ostacolo burocratico che auspichiamo venga rimosso.”