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diabete cuore

Diabete, una strategia in due fasi per valutare il rischio di scompenso cardiaco

La patologie cardiovascolari sono tra le più temibili complicanze del diabete. La disponibilità di terapie farmacologiche efficaci per la prevenzione CV nei pazienti diabetici rende ancora più importante, anche per un corretto uso delle risorse disponibili, identificare i pazienti ad alto rischio.

Uno studio americano ha confrontato diverse strategie per valutare il rischio di insufficienza cardiaca in una popolazione di diabetici senza aterosclerosi, identificando una strategia in due fasi (valutazione con punteggio e ricerca di biomarcatore del rischio) come quella più promettente.

La valutazione del rischio di scompenso nei diabetici, il confronto tra le diverse metodiche

Nello studio, pubblicato sulla rivista Circulation, sono stati presi in considerazione 7 coorti basate su comunità residenziali, per un totale di 4.889 pazienti diabetici, con più di 40 anni, senza malattia cardiovascolare aterosclerotica (ACSVD) e senza scompenso cardiaco (SC).

In una prima fase tutti i partecipanti sono stati sottoposti a screening per determinare il livello di rischio per SC con uno dei seguenti test:

  • Punteggio di rischio clinico (WATCH-DM)
  • Test dei biomarcatori (frammento amino-terminale del peptide natriuretico cerebrale – NT-proBNP oppure troponina ad alta sensibilità – hs-cTn)
  • Ecocardiografia

Il punteggio WATCH-DM si basa su diversi parametri quali età, peso, ipertensione, creatinina, colesterolo HDL, controllo del diabete, ECG, infarto miocardico pregresso e bypass aorto-coronarico.

Successivamente i soggetti risultati ad alto rischio di SC con il primo test sono stati valutati con una combinazione di due test, sottoponendo a un secondo test i pazienti risultati a basso rischio con il primo, allo scopo di individuare i pazienti ad alto rischio non trovati con un solo test:

In particolare sono state utilizzate le seguenti combinazioni:

  • punteggio WATCH-DM e test NT-proBNP
  • NT-proBNP e hs-cTn
  • NT-proBNP ed ecocardiografia.

Il principale obiettivo della ricerca, riguardava l’incidenza di SC nei cinque anni di follow-up; sono stati tuttavia valutati anche il rapporto costo-efficacia dello screening e del successivo trattamento dei pazienti ad alto rischio con un SLGT2 inibitore.

La strategia in due fasi ha permesso di individuare un maggior numero di pazienti a rischio di scompenso

L’incidenza di SC è stata del 6,2%, pari a 301 casi; di questi, una quota di pazienti compresa tra il 53% e il 71% è risultata ad alto rischio nel primo screening. Una quota maggiore, tra il 75% e l’89%, è invece stata classificata “ad alto rischio” per mezzo della procedura in due fasi.

La strategia in due fasi sembra quindi essere più efficiente nell’individuare i soggetti da avviare alla prevenzione primaria; il rischio di scompenso cardiaco, infatti, è risultato da 3 a 3,6 volte più elevato nei pazienti che, attraverso la procedura in due fasi, erano stati classificati “ad alto rischio”.

Per quanto riguarda le diverse combinazioni di test utilizzati nella strategie a due fasi, il punteggio WATCH-DM è risultato l’indicatore più efficiente ed economico, seguito da NT-proBNP, utilizzato per i pazienti risultati a basso rischio nel primo test.

I risultati suggeriscono che l’adozione di terapie farmacologiche preventive -efficaci ma costose- nei pazienti diabetici ad alto rischio di SC, che hanno quindi le maggiori probabilità di beneficiarne, potrebbe rappresentare una strategia costo-efficace per prevenire l’insorgenza di SC come complicanza del diabete.

Redazione

articolo a cura della redazione