Tumore ovarico: un appello per garantire un equo accesso alle cure innovative
Il tumore dell’ovaio si conferma ancora come uno dei principali big killer tra le patologie oncologiche, con una sopravvivenza a cinque anni che arriva al 43%, a fronte di circa 6.000 nuovi casi ogni anno e 3.600 decessi. In questo contesto, è stato pubblicato un nuovo policy paper sulla neoplasia, firmato da Ovarian Cancer Committee (OCC), un gruppo multidisciplinare promosso a livello europeo da AstraZeneca e composto da rappresentanti del mondo scientifico, delle istituzioni, delle associazioni delle pazienti.
Potenziare l’assistenza medico-sanitaria e favorire un più equo accesso alle cure
L’obiettivo del documento era di focalizzare le priorità per potenziare l’assistenza medico-sanitaria e favorire un più equo accesso alle cure più avanzate, seguendo l’esempio di analoghe iniziative della Società europea di oncologia ginecologica (ESGO) e della Rete europea dei gruppi di difesa del cancro ginecologico (ENGAGE).
Domenica Lorusso, professore ordinario di Ostetricia e Ginecologia presso la Humanitas University e direttore del Programma di Ginecologia Oncologica Humanitas San Pio X di Milano, ha spiegato:
si tratta di una patologia oncologica che presenta un’elevata eterogeneità biologica ma solo di recente sono stati introdotti nuovi farmaci a bersaglio molecolare: fino a un decennio fa la chemioterapia era di fatto l’unica possibile opzione terapeutica. Oggi invece, sia per la malattia in stadio avanzato che per le recidive, sono disponibili delle terapie targeted. Di solito vengono utilizzate in associazione alla chemioterapia. Diventa perciò fondamentale l’esecuzione di test genetici specifici in grado di valutare l’opportunità di somministrare farmaci potenzialmente molto efficaci.”
Incentivare i test genomici
Una delle richieste specifiche avanzate dall’OCC è quella d’incentivare anche in Italia l’esecuzione di test genomici in grado di rilevare il Deficit di Ricombinazione Omologa (HRD). In proposito, gli autori scrivono nel documento:
sono esami che permettono un più personalizzato percorso di cura in base alle caratteristiche di ogni singola paziente; proprio per questo devono essere garantiti in tutti e 21 i sistemi sanitari regionali attivi in Italia. Il test analizza i geni BRCA1 e BRCA2 e da questi il possibile utilizzo di una nuova categoria di farmaci chiamati Parp-inibitori. Possono svolgere un’azione di annullamento dei meccanismi di riparazione del DNA nelle cellule neoplastiche dell’ovaio. I test dell’HRD sono però esami molto complessi. Devono essere svolti solo in laboratori che possiedono adeguate infrastrutture tecnologiche che permettono il nuovo sequenziamento genetico (o NGS). Vanno create delle reti laboratoristiche regionali che rispettino dei precisi parametri stabiliti dalle istituzioni sanitarie internazionali. Bisogna inoltre prevedere un sistema di controllo costante della qualità e del monitoraggio delle attività dei singoli laboratori. Infine è assolutamente necessario garantire la rimborsabilità e un accesso omogeneo ai test HRD attraverso il loro inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). L’obiettivo finale è riuscire più ad assicurare una reale presa in carico globale di tutte le donne con carcinoma ovarico attraverso la definizione di nuovi percorsi. Questi devono integrare le singole fasi del processo di cura sempre seguendo un approccio multidisciplinare e anche offrendo costantemente una corretta informazione sulla patologia”.
Una campagna per la prevenzione
Per accompagnare e sostenere il documento dell’OCC, AstraZeneca ha promosso la campagna di comunicazione “Hai due minuti?”, che si pone l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione generale sul tema della prevenzione del tumore ovarico. Francesca Patarnello, VP Market Access & Government Affairs di AstraZeneca, ha commentato:
la nostra azienda sostiene con grande orgoglio l’iniziativa dell’Ovarian Cancer Commitment: vogliamo contribuire a dare voce alle opinioni di pazienti, clinici e Istituzioni su una malattia su cui si parla ancora poco. Abbiamo ideato per questo motivo una nuova campagna di sensibilizzazione, perché le innovazioni prodotte dalla ricerca medico-scientifica non devono rimanere a vantaggio solo di poche donne ma devono essere messe a disposizione di tutti i pazienti che possono trarre benefici dai nuovi e più mirati farmaci anti-cancro. La partnership tra tutti gli attori del sistema mira a rendere accessibili queste innovazioni e garantire un accesso equo alle cure più avanzate.”