In un’indagine lanciata dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), a cui hanno partecipato 2033 caregiver, (83% donne) 4 su 10 hanno sviluppato malattie croniche e in due casi su tre si tratta di due o più patologie.
L’indagine è stata presentata nel corso del convegno “Promuovere la salute delle persone caregiver familiari in ottica di genere: prospettive future”, promosso dal Centro di riferimento per la medicina di genere dell’ISS.
Elena Ortona, direttrice del Centro sottolinea:
È di fondamentale importanza mettere l’accento sulle differenze di sesso e genere nello stato di salute dei caregiver e delle caregiver familiari. Le donne, in particolare, si fanno carico in maniera preponderante del lavoro di assistenza e cura all’interno delle famiglie, specialmente quando si tratta di familiari non autosufficienti. Questo impegno costante e spesso gravoso ha un impatto diretto e profondo sulla loro salute. La ricerca evidenzia che le donne che svolgono il ruolo di caregiver sono maggiormente esposte a problemi di salute fisica e psicologica; di conseguenza, le disuguaglianze di genere possono generare a loro volta disuguaglianze di salute”.
Interventi di sostegno per i caregiver familiari
I disturbi più frequenti rilevati nell’indagine sono psichiatrici, muscolo-scheletrici, cardiovascolari e gastrointestinali. Pesano anche le rinunce a visite e ricoveri, segno di un carico di cura che riduce la possibilità di prendersi cura di sé.
“Alla luce di ciò – aggiunge Ortona – è fondamentale che le politiche socio-sanitarie, nel programmare interventi di sostegno rivolti ai caregiver e alle caregiver familiari, considerino le differenze di sesso e genere basate sulle evidenze scientifiche. L’integrazione di questa prospettiva è essenziale per attuare efficaci misure di prevenzione, volte a ridurre le patologie associate allo stress e a garantire un sostegno più equo e mirato”.
Marina Petrini, responsabile scientifica dell’evento, evidenzia come il tema dei caregiver riguardi:
le prospettive future di promozione della salute, che vanno dal contributo del medico di medicina generale per il suo ruolo fondamentale e centrale nella prevenzione, la mappatura dei servizi diretti ai e alle caregiver, le buone pratiche che già si stanno sperimentando sul territorio e gli interventi di autocura per la gestione dello stress psicologico”.



