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Diabete di tipo 2, i nuovi farmaci riducono anche il rischio di depressione?

Un recente studio ha verificato i possibili effetti dei farmaci antidiabetici di nuova generazione sul rischio di sviluppare depressione in pazienti anziani con diabete di tipo 2.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine, è stato condotta da ricercatori dell’Università della Florida con l’obiettivo di confrontare il rischio di sviluppare depressione in pazienti che avevano iniziato una terapia con agonisti del recettore GLP1, SGLT-2 inibitori oppure DPP-4 inibitori.

Lo studio ha utilizzato dati di Medicare relativi al periodo 2014-2020. Sono stati considerati pazienti con diabete di tipo 2 di età superiore ai 66 anni; coloro che avevano iniziato una terapia con agonista recettoriale del GLP1 sono stati associati, in un rapporto 1:1, con quelli che avevano iniziato una delle altre due terapie; per fare questo è stato impiegato il metodo del Propensity Score Matching, una procedura di abbinamento che permette di uniformare due gruppi per confrontarli. Si tratta di un target trial, che utilizza una metodica di analisi e confronto di efficacia utilizzando dati osservazionali, emulando il disegno di un trial randomizzato.

L’incidenza della depressione è stato l’endpoint primario della ricerca, il cui scopo era quello di confrontare il rischio di svilupparla nei gruppi di pazienti. Sono state quindi create due coorti, la prima delle quali composta da 146.65 coppie di pazienti utilizzatori di un GLP1 vs un SGLT2; alla seconda coorte appartengono invece 13.711 coppie di utilizzatori di GLP1 vs DPP4.

Rischio di depressione inferiore associate alle terapie con GLP1

Lo studio evidenza come l’incidenza della depressione sia generalmente bassa; l’uso degli agonisti recettoriali del GLP1 è risultato associato con un rischio di depressione moderatamente inferiore rispetto a quello associato alla terapia con inibitori dell’enzima DPP4 (HR aggiustato 0,90; IC al 95% 0,82-0,98) e con una differenza negativa in termini di tasso di depressione (-5,78 per 1000 anni-persona). Lo stesso, tuttavia, non vale per il confronto tra GLP1 e SGLT2 inibitori, per cui è stato calcolato un HR di 1,07.

I ricercatori sottolineano alcuni limiti dello studio, riferiti alla esistenza di variabili confondenti che non sono state misurate (come livelli di emoglobina glicata e BMI), cattiva classificazione dell’outcome e limitata generalizzabilità agli utilizzatori dei GLP1, per esempio i più giovani o i non diabetici che assumono il farmaco per ragioni collegate all’obesità.

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Stefania Cifani

Giornalista scientifica e Medical writer

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