Creare un ponte fra ricerca e pratica clinica, partendo da un dato preoccupante: solo un terzo dei farmaci prescritti in età pediatrica è stato testato con trial specifici. Questo l’obiettivo della neonata Fondazione SIGENP, promossa dalla Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica (SIGENP).
Alla guida del progetto c’è il professor Claudio Romano, presidente della SIGENP, che ci ha spiegato perché la nascita della Fondazione rappresenti un passaggio cruciale non solo per la pediatria, ma anche per la medicina territoriale, dove i medici di medicina generale si trovano ogni giorno a gestire anche pazienti adolescenti con patologie croniche complesse e bisogni terapeutici ancora in larga parte scoperti.
Professor Romano, come intende agire la fondazione per colmare un gap che costringe pediatri e medici di famiglia a basarsi spesso su dati incompleti o derivati dall’esperienza nell’adulto e quali sono le aree terapeutiche prioritarie su cui avvierete la ricerca indipendente?
Per colmare il divario tra i farmaci usati in pediatria e quelli testati con trial clinici specifici, è fondamentale adottare un approccio che preveda la promozione di studi clinici pediatrici dedicati, coinvolgendo enti pubblici, istituzioni di ricerca e industrie farmaceutiche. Questo permette di raccogliere dati di efficacia e sicurezza direttamente sui bambini, riducendo l’uso di farmaci off-label. Inoltre, è necessario sviluppare ed applicare approcci innovativi come modelli predittivi, studi di farmacocinetica e farmacodinamica, e analisi di dati Real-world (RWE) per integrare e interpretare le evidenze disponibili, accelerando la traduzione dei risultati in pratica clinica”.
Come potrà la ricerca promossa dalla Fondazione tradursi in strumenti concreti e linee guida utili anche per chi lavora sul territorio, come i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta?
Attraverso un percorso strutturato che includa la stesura linee guida che tengano conto delle risorse disponibili, delle caratteristiche della popolazione e delle specificità del territorio. È fondamentale utilizzare un linguaggio semplice e strumenti pratici, come check-list o flow-chart, per facilitare l’applicazione quotidiana. Inoltre, può essere importante organizzare corsi, workshop e sessioni di formazione basati sulle nuove evidenze, coinvolgendo direttamente i medici. In sintesi, la traduzione della ricerca in strumenti concreti richiede un approccio multidisciplinare, pratico e adattato alle esigenze del territorio, con un forte coinvolgimento dei professionisti e un sistema di supporto continuo. Questo permette di migliorare la qualità delle cure, ottimizzare le risorse e rispondere in modo efficace alle sfide sanitarie locali”.
Uno degli obiettivi dichiarati della fondazione è ridurre la dipendenza dagli studi clinici promossi dall’industria. Quali strategie utilizzerete per garantire sostenibilità e indipendenza dei vostri progetti di ricerca, e in che modo pensate di coinvolgere la comunità medica più ampia?
è importante diversificare le fonti di finanziamento utilizzando risorse pubbliche, come quelle provenienti da enti governativi, fondazioni e programmi europei (es. Horizon Europe). Inoltre, sarà determinante la collaborazione con università e istituti di ricerca che dispongano di risorse proprie o di fondi pubblici dedicati alla ricerca indipendente. Oltre gli aspetti pratici riteniamo fondamentale sensibilizzare i ricercatori sulla criticità della dipendenza dall’industria e sui metodi per mantenere l’indipendenza scientifica. Implementando queste strategie, sarà possibile promuovere una ricerca più autonoma, sostenibile e orientata al bene pubblico”.



