
I livelli di uricemia predicono il rischio di steatosi non alcolica nei giovani adulti
Nella popolazione giovane non obesa, un elevato valore di uricemia può rappresentare un predittore indipendente ed efficace di steatosi epatica non alcolica (NAFLD). In particolare, un aumento dell’uricemia nel range fisiologico, anche se non raggiunge il livello di iperuricemia, può avere un peso significativo sull’insorgenza della NAFLD. Il risultato emerge da un nuovo studio (https://link.springer.com/article/10.1007/s10620-024-08808-9) pubblicato sulla rivista “Digestive Diseases and Sciences” da Yunpeng Li e Xiangming Ma, ricercatori dell’Università cinese di Scienza e Tecnologia a Tangshan, in Cina.
L’indagine dei ricercatori cinesi è stata motivata dal notevole incremento della diffusione della steatosi nel Paese, che riflette in qualche modo una tendenza mondiale, fotografata dai dati epidemiologici che mostrano un incremento del 30% di prevalenza della NAFLD in tutto il mondo negli ultimi due decenni. Tra gli abitanti del gigante asiatico il fenomeno sembra particolarmente rilevante, tanto che potrebbe diventare presto il paese con la più alta prevalenza di NAFLD e il maggior numero di decessi legati alle patologie epatiche. Oltre a ciò, la steatosi epatica non alcolica è una condizione che sembra interessare fasce di età sempre più giovani.
I ricercatori hanno analizzato 10.938 individui, con età media di 36,02 anni, per il 59,34% di sesso maschile e BMI medio di 22,22, con 4.835 (44,2%) con diagnosi di NAFLD in un follow-up mediano di 9,95 anni.
Rispetto a coloro che si trovavano nel quartile più basso dei livelli di uricemia (Q1), quelli nei quartili più alti avevano rischi proporzionalmente più elevati di NAFLD (Q2: hazard ratio [HR] aggiustato: 1,095; p= 0,0383; Q3: HR: 1,196; p inferiore a 0,0001; e Q4: HR: 1,412; p inferiore a 0,0001).
Dopo aver corretto per tutti i fattori confondenti, i livelli di uricemia hanno mostrato un’associazione non lineare con il rischio di NAFLD (p inferiore a 0,05).
Nel quartile più alto dei livelli di uricemia, il rischio di NAFLD era notevolmente più elevato negli uomini rispetto alle donne (probabilmente per un effetto protettivo degli estrogeni), nei soggetti con obesità addominale rispetto a quelli con obesità non addominale e in quelli con livelli di proteina C-reattiva ad alta sensibilità > 3 mg/L rispetto a ≤ 3 mg/L.
Lo studio sembra così confermare una correlazione tra uricemia e rischio di steatosi non alcolica già emerso in precedenti lavori. Pertanto, concludono gli autori, sono necessarie ulteriori ricerche per determinare quali livelli di uricemia dovrebbero essere mantenuti per la salute dell’organismo umano.