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Omega3 pesce

Il possibile ruolo degli acidi grassi Omega 3 e 6 nella prevenzione dei tumori

La relazione tra acidi grassi polinsaturi e incidenza di tumori è stata variamente indagata dalla letteratura scientifica, ma i risultati degli studi sono stati spesso non coerenti.

Una ricerca recente, pubblicata sull’International Journal of Cancer, forte di una analisi condotta su una popolazione di oltre 250 mila individui, ha contribuito ad arricchire le evidenze rispetto a questo ambito. Un team di ricercatori americani ha infatti indagato l’associazione tra i livelli plasmatici degli acidi grassi Omega-3 e Omega-6 e l’incidenza di sviluppare una neoplasia, sia come rischio complessivo che per 19 diversi tipi di tumore.

La ricerca è stata condotta sulla base dei dati dei partecipanti alla UK Biobank, un ampio studio di popolazione nel quale, tra il 2006 e il 2010, sono stati arruolati oltre 500mila individui di età compresa tra 37 e 73 anni. Per questa nuova analisi sono state considerate 253.138 persone, provenienti da Inghilterra, Scozia e Galles, dopo l’esclusione di casi con dati mancanti o con una diagnosi di tumore al basale (ad eccezione che per il tumore cutaneo non melanoma).

Le concentrazioni assolute di acidi grassi PUFA sono state valutate in campioni plasmatici ottenuti durante le visite dal 2007 al 2010; in seguito sono state calcolate le corrispondenti percentuali di acidi grassi Omega-3 e Omega-6, rispetto agli acidi grassi totali.

Relazione inversa tra livelli plasmatici di PUFA e incidenza di cancro

Lo studio ha rivelato che tra livelli plasmatici degli acidi grassi PUFA e l’incidenza di tumore esiste una relazione inversa: una percentuale più alta di Omega 3 e 6 sul totale degli acidi grassi, è associata a una tendenziale riduzione del rischio di ammalarsi di tumore.

In sintesi, il rischio  per ogni punto di deviazione standard (DS) il rischio di sviluppare un tumore appare ridotto del 2% per gli Omega-6 (HR per DS: 0,98; IC al 95% 0,96–0,99) e dell’1% per gli Omega-3 (HR per DS: 0,99; IC al 95% 0,97–1,00), rispettivamente.

Questa associazione inversa con i livelli di Omega-6 è stata confermata per 14 dei 19 tumori considerati, per altri cinque tumori la riduzione del rischio appare legata ai livelli di Omega-3. Fa eccezione il tumore della prostata, che è risultato positivamente associato alla presenza di Omega-3, con un aumento del rischio del 3% (HR per DS: 1,03; IC al 95% 1,01–1,05).

Inoltre l’associazione tra livelli di Omega-6 e rischio globale di tumore è risultata indipendente dalla maggior parte delle variabili esaminate, tra le quali indice di massa corporea (BMI), abitudine al fumo, consumo di alcol, attività fisica e TDI (Townsend Deprivation Index). In questo caso l’associazione inversa è risultata essere più pronunciata per le donne e i giovani; per contro, l’associazione inversa tra presenza di Omega-3 nel sangue e incidenza complessiva di tumori è risultata più forte nei soggetti anziani, negli uomini e nei fumatori.

Solo per i tumori di mammella, utero, ovaio e dei tessuti linfoidi ed ematopoietici, non è stata riscontrata alcuna associazione con i livelli di acidi grassi PUFA.

Stime del rischio dell’incidenza del cancro (HR) complessiva e per 19 tipi di tumore, in relazione a 1-DS (deviazione standard) di percentuali di acidi grassi omega-6 e omega-3 nel plasma

Fonte: Zhang Y et al.  Int J Cancer. 2024; 1-19, mod

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Stefania Cifani

Giornalista scientifica e Medical writer

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