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Tumore alla prostata, le nuove raccomandazioni Usa sullo screening

Per gli uomini tra 55 e 69 anni lo screening per il cancro alla prostata con il test del PSA dovrebbe essere fatto solo sulla base di una decisione individuale, dopo averne discusso con il proprio medico. È la principale raccomandazione contenuta nel nuovo statement del US Preventive Services Task Force (USPSTF) da poco pubblicato su JAMA.

Nel documento si ricorda che lo screening ha dimostrato di prevenire circa 1,3 decessi per cancro alla prostata su 1000 persone sottoposte al test nell’arco di 13 anni e 3 casi su 1000 di cancro alla prostata metastatico. I potenziali rischi dello screening includono frequenti risultati falsi positivi e danni psicologici.

I danni del trattamento del cancro alla prostata comprendono disfunzione erettile, incontinenza urinaria e sintomi intestinali. Circa 1 persona su 5 sottoposta a prostatectomia radicale sviluppa incontinenza urinaria a lungo termine e 2 su 3 soffriranno di disfunzione erettile a lungo termine. Ci sono sufficienti evidenze che dimostrano che i danni dello screening negli uomini di età superiore a 70 anni sono maggiori rispetto agli uomini più giovani a causa dell’aumentato rischio di  falsi positivi, di danni diagnostici da biopsie e di danni da trattamento.

I fattori da considerare per valutare, insieme al medico, l’opportunità del test sono la specifica situazione clinica, la storia familiare, comorbilità, e particolari situazioni personali.

L’USPSTF conclude con moderata certezza che i potenziali benefici dello screening basato sulla PSA per il cancro alla prostata negli uomini di 70 anni e oltre non superano i danni attesi.

Va ricordato che la stessa USPSTF nelle precedenti raccomandazioni si era espressa negativatimente riguardo il test del PSA per lo screening del cancro alla prostata. Questa posizione è stata rivista parzialmente, evidenziando la necessità di valutare con più attenzione l’opportunità di eseguire il test. Una posizione analoga a quella assunta da altre società scientifiche negli Usa. L’American Urologic Association, ad esempio, raccomanda una condivisione medico-paziente sulla decisione del test negli uomini tra 50 e 69 anni e l’ American College of Physicians raccomanda di tener conto delle preferenze del paziente. Entrambe le società scientifiche sconsigliano il test di screening in uomini di 70 anni e oltre o con un’aspettativa di vita inferiore ai 10-15 anni.

Da notare infine che c’è anche chi ha una posizione diversa, come Peter Carroll, della Università della California di San Francisco, che in un editoriale su JAMA Surgery, sostiene che la USPSTF sottovaluti l’effetto dello screening, poiché, a suo parere, un follow up a 20 0 30 anni mostrerebbe una percentuale di beneficio maggiore.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.