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Antibiotici, l’uso prolungato potrebbe aumentare il rischio cardiovascolare

Uno studio americano su un’ampia popolazione femminile ha rilevato un maggior rischio di eventi cardiovascolari dopo i 60 anni nelle donne che hanno avuto un periodo di esposizione agli antibiotici di due mesi o più, nella mezza età. Secondo gli autori la causa potrebbe essere l’alterazione del microbiota intestinale causata dagli antibiotici.

“L’uso di antibiotici – spiegano gli autori dello studio – è la causa più frequente di alterazione dell’equilibrio dei batteri nell’intestino. Precedenti studi hanno mostrato un legame tra alterazioni del microbiota intestinale, infiammazione e restringimento dei vasi sanguigni, ictus e malattie cardiache”

Lo studio, pubblicato sull’European Heart Journal ha utilizzato il database del Nurses’ Health Study, un grande studio osservazionale condotto su operatori sanitari negli Usa dal 1976.

Per questa ricerca sono state arruolate 36.429 donne con più di 60 anni senza malattie cardiovascolari o tumori, alle quali è stato chiesto se avessero fatto uso di antibiotici per un lungo periodo in età giovanile (20-39 anni), nella mezza età (40-59 anni) e in età avanzata (≥60 anni). I ricercatori le hanno poi suddivise in quattro gruppi: quelle che non avevano mai assunto antibiotici, quelle che li avevano assunti per periodi di tempo inferiori a 15 giorni, da 15 giorni a due mesi, o per due mesi o più.

Durante un follow up medio di 7,6 anni 1.056 partecipanti hanno sviluppato una malattia cardiovascolare. Le donne che avevano fatto un uso a lungo termine di antibiotici (≥2 mesi) nella mezza età hanno presentato un rischio maggiore del 32% di malattia cardiovascolare (HR 1,32, IC 95% 1,03-1,70) rispetto alle donne che non hanno usato antibiotici. Un rischio rilevato anche dopo aggiustamento statistico per possibili fattori confondenti (età, dieta e stile di vita, ragioni per l’uso di antibiotici, sovrappeso o obesità, stato patologico e altro uso di farmaci).

La durata più lunga dell’uso di antibiotici nella mezza età era anche correlata a un più alto rischio (tendenza P = 0,003). Non c’era alcuna relazione significativa tra l’uso prolungato di antiobiotici nella fascia di età più giovane e il rischio cardiovascolare.

Questo studio, spiegano gli autori, è il più grande studio prospettico che abbia indagato il legame tra uso di antibiotici e rischio di malattie cardiache e ictus, anche se, essendo stato condotto solo su donne oltre i 60 anni, i risultati non possono essere estesi agli uomini e alle fasce d’età inferiori.

Il database utilizzato è importante perché comprende informazioni su possibili fattori confondenti come stile di vita, dieta, età, altre malattie e uso di farmaci. Il limite è costituito dal fatto che l’uso degli antibiotici è stato rilevato con questionari e ci potrebbero essere errori nel ricordo. Tuttavia, poiché si tratta di professioniste della sanità, le informazioni sull’uso dei farmaci dovrebbero essere più accurate rispetto alla popolazione generale.

“Questo è uno studio osservazionale – precisano gli autori – e quindi non può dimostrare che gli antibiotici siano causa di malattie cardiache e ictus, ma solo che esiste un rapporto. È possibile che le donne che hanno segnalato un maggior uso di antibiotici siano in condizioni di salute meno buone, con altri problemi che non siamo stati in grado di misurare, o potrebbero esserci altri fattori che influenzano i risultati, di cui non siamo stati in grado di tener conto. In ogni caso, il nostro studio suggerisce che gli antibiotici dovrebbero essere utilizzati solo quando sono assolutamente necessari. inoltre, considerando gli effetti collaterali potenzialmente cumulativi, è preferibile la terapia antibiotica più breve”.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.