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BPCO, rimborsabile la triplice terapia fluticasone furoato/umeclidinio/vilanterolo

Francesco Blasi, Professore Ordinario di Malattie respiratorie all’Università degli Studi di Milano definisce un passo importante per la lotta alla BPCO, la triplice terapia di GSK ammessa alla rimborsabilità del SSN. Si tratta della combinazione di due broncodilatatori con diverso meccanismo d’azione (LABA e LAMA) e di un corticosteroide antinfiammatorio per via inalatoria (ICS) in un unico erogatore (Ellipta).

Si tratta della triplice combinazione fluticasone furoato/umeclidinio/vilanterolo che nello studio IMPACT  ha dimostrato una maggiore efficacia rispetto alle doppie combinazioni nel ridurre le riacutizzazioni moderate/gravi della malattia (endpoint primario), nel migliorare la funzionalità polmonare e nel ridurre la sintomatologia. Un altro risultato importante riguarda la riduzione della mortalità per tutte le cause.

“Questa triplice associazione ha dei grossi vantaggi dal punto di vista di ottimizzazione della broncodilatazione del paziente con BPCO e ha dimostrato negli studi clinici di ridurre in maniera significativa le riacutizzazioni sia moderate che gravi e quindi le ospedalizzazioni. Non ultimo di diminuire la mortalità generale Quindi sicuramente un passo importante nella gestione della BPCO.

Il paziente candidato a questa terapia è un paziente con una BPCO moderata, grave o molto grave dal punto di vista funzionale, sintomatico, che presenti due o più riacutizzazioni durante l’anno. Inoltre un’analisi retrospettiva ha mostrato che quanto più alto è il livello di eosinofili tanto maggiore è l’effetto di questa terapia

Negli ultimi anni ci sono stati passi avanti nell’identificazione del paziente con BPCO, ma c’è sicuramente ancora molta strada da fare. In Italia dobbiamo aspettarci di avere tra i 5 e i 6 milioni di pazienti con BPCO, perché gli studi internazionali evidenziano come la prevalenza nella popolazione sia tra il 6 e il 9% e non ci sono motivi che nel nostro paese la sistuazione sia diversa.

Questo numero di pazienti non è attualmente identificato perché manca il “case finding”, la ricerca del paziente, una cosa che deve fare soprattutto il Medico di Medicina Generale che deve identificare i pazienti a rischio e cioè il paziente fumatore con età superiore ai 40 anni, che presenti o meno sintomi respiratori. Questi pazienti vanno sottoposti a un esame molto semplice, che è la spirometria, esame che ci consente di identificare l’alterazione della funzione respiratoria.

Per i pazienti a cui è già stata diagnosticata la BPCO la cosa più importante è valutare se la malattia è sotto controllo. Purtroppo non abbiamo farmaci che guariscono la BPCO, ma abbiamo terapie che tengono sotto controllo la sintomatologia e prevengono gli episodi acuti, le riacutizzazioni, che sono molto pericolose per il paziente perché la mortalità è legata proprio alle riacutizzazioni.

Noi purtroppo non abbiamo terapie che guariscano la BPCO ma abbiamo terapie che consentono il controllo della sintomatologia e la prevenzione degli episodi acuti le riacutizzazioni, che sono molto pericolose per il paziente perché la mortalità è legata proprio alle riacutizzazioni gravi.

Quindi un paziente che sia in terapia e non sia controllato dal punto di vista sintomatologico in particolare della dispnea o che abbia ancora riacutizzazioni è il paziente ideale a cui pensare per una triplice terapia.”

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.