Dieta paleolitica, può essere dannosa per il cuore?
Un nuovo studio evidenzia possibili rischi a lungo termine
La dieta paleolitica o dieta paleo è un regime alimentare basato su una controversa teoria secondo cui la migliore risposta ai danni provocati dalla sovralimentazione moderna è un ritorno all’antico, anzi all’antichissimo, addirittura all’epoca precedente l’invenzione dell’agricoltura e dell’allevamento.
La dieta paleo, infatti, si basa sul consumo di carne, pesce, frutti spontanei, ossia sui cibi che presumibilmente mangiavano i nostri antenati dell’era Paleolitica, che vivevano di caccia, pesca e raccolta. I sostenitori di questa teoria ritengono che il nostro microbiota intestinale non si sia mai completamente adattato all’introduzione nella dieta di cereali, latticini, zuccheri raffinati. Un disagio che oggi è ulteriormente aggravato dalla lavorazione industriale degli alimenti.
Al di là della validità scientifica di questa teoria, messa in discussione da studi recenti su popolazioni che hanno conservato abitudini vita simili a quelle dei nostri antenati, la dieta paleo negli ultimi anni ha avuto un successo crescente. La drastica riduzione dei carboidrati, l’abolizione di zuccheri raffinati e l’eliminazione dei cibi ultraprocessati determina buoni risultati in termini di riduzione del peso corporeo in eccesso, controllo dell’ipertensione e aumento della tolleranza al glucosio.
La dieta paleo si può considerare sana?
La diffusione di questa dieta, spinta anche da operazioni di marketing, ha posto il problema di verificare se si possa considerare un regime alimentare sano. Diversi studi hanno dato risultati discordanti.
Nel 2016 uno studio su un ridotto numero di pazienti, condotto da Chad Dolan, del Laboratorio Psicologia Integrata dell’Università di Houston, Texas (Usa) ha rilevato che passando a una dieta paleo per 8 settimane si notava un incremento di Interleuchina-10 (IL-10), considerato un indicatore di un minor rischio di attacco cardiaco.
Nello stesso anno un altro studio su animali da laboratorio, pubblicato sulla rivista Nutrition & Diabetes, arriva a conclusioni opposte: la dieta paleo non dà alcun beneficio per il controllo del peso e la prevenzione del diabete di tipo 2.
Arriva ora un nuovo studio, pubblicato sull’European Journal of Nutrition che segnala possibili rischi cardiaci a lungo termine legati a questo particolare regime alimentare.
Lo studio australiano
Lo studio condotto in 4 centri di ricerca australiani ha arruolato 44 persone che seguivano una dieta paleo e le ha confrontate con 47 soggetti che seguivano una dieta conforme alle raccomandazioni nutrizionali australiane. Entrambi i gruppi sono stati seguiti nell’arco di un anno con diversi test.
Per essere più precisi nella valutazione, i ricercatori hanno suddiviso i partecipanti che seguivano una dieta Paleo in due ulteriori gruppi:
- Paleolitico rigoroso (22 partecipanti), che comprende le persone che mangiavano meno di una porzione al giorno di cereali e latticini
- Pseudo paleolitico (22 partecipanti), che comprende le persone che assumevano più di una porzione al giorno di cereali e latticini
I ricercatori hanno notato possibili effetti negativi derivanti dall’eliminazione dei cereali.
“La dieta paleo – spiega il primo autore dello studio, Angela Genoni della School of Medical and Health Sciences, Edith Cowan University, Joondalup, Australia – esclude tutti i cereali e sappiamo che i cereali integrali sono una fantastica fonte di amido resistente e molte altre fibre fermentabili, vitali per la salute del microbiota intestinale”.
In particolare l’assenza di cereali spiegherebbe, nei seguaci della dieta paleo, alti livelli di trimetilammina N-ossido (TMAO), metabolita della flora intestinale, considerato un predittore di eventi cardiaci maggiori.
Conclusioni
Nella conclusione dello studio, i ricercatori avvertono che l’esclusione dei cereali integrali dalla dieta può influire seriamente sulla salute dell’intestino, con implicazioni anche per la salute del cuore. Sostengono inoltre la necessità di ulteriori studi sul ruolo delle verdure e dei grassi saturi nella regolazione dei meccanismi biologici chiave nell’intestino.