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Rischio seconda ondata Covid-19, le domande dei medici

  • Alessandro Visca
  • Sanità

Cinque domande urgenti e alcune proposte che riguardano l’ospedale, il territorio e la prevenzione. Sono questi i contenuti di un documento dell’Ordine dei medici della provincia di Brescia pubblicato il 18 luglio, che rappresenta bene le incertezze e le necessità più urgenti dei medici italiani, a partire da quelli che  operano nella regione più colpita dall’epidemia, soprattutto in vista di quello che potrebbe accadere in autunno.

1. Come individuare i nuovi focolai?

Il meccanismo attualmente in atto in Lombardia prevede l’invio da parte del MMG o del pediatra di famiglia della segnalazione all’ATS dei casi sospetti. L’ATS provvede a contattare il paziente ed a programmare tampone naso faringeo. L’esito positivo, disponibile in 24 ore, comporta isolamento del paziente, tracciamento e tamponi nei contatti.

I medici bresciani propongono una serie di misure volte alla stratificazione del rischio clinico e alla definizione di corrette modalità di isolamento del paziente. I soggetti positivi vanno distinti in : sintomatici (con patologia attiva), asintomatici (minore carica infettante), positività dopo riscontro sierologico (probabilmente non infettanti), positivi clinicamente guariti (poco infettanti) e debolmente positivi (probabilmente non infettanti).

Le proposte sono:

1) Istituzione di ambulatori dedicati (presso ASST e strutture accreditate) previa analisi della numerosità attuale dei possibili nuovi casi onde programmare collocazione geografica e personale (Medici Infermieri Assistenti Sociali):

  • Stratificazione clinica con percorso diagnostico–terapeutico definito
  •  Identificazione problemi di isolamento (ambientali, sociali, condizioni funzionali preesistenti del paziente).
  • Comunicazione tempestiva dell’esito ai MMG

2) Individuazione di strutture dedicate per isolamento quando non attuabile a domicilio.

2. Quali modalità organizzative e cliniche per la Medicina Generale nel breve periodo?

I medici ricordano l’importanza della medicina del territorio per il contrasto a un’eventuale ripresa dell’epidemia di coronavirus, ma anche per le altre necessità assistenziali a partire dai malati cronici sui quali pesa la sospensione e il ritardo delle attività di monitoraggio e cura causato dall’emergenza.

I medici bresciani propongono:

  • Garantire già da ora scorte adeguate di Dispositivi di Protezione Individuali e strumenti per l’autogestione del paziente (es. saturimetri).
  • Definizione di standard per la gestione a distanza dei pazienti. Standard comportamentali unificati per le visite domiciliari. Eventuale ruolo e utilizzo delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale.
  • Promozione del lavoro in team. Istituire luoghi di incontro degli MMG per organizzare e programmare modalità di confronto e contribuire a definire gli strumenti organizzativi e clinici da implementare. Indispensabile istituire un ruolo di coordinamento.
  • Piano vaccinale adeguato organizzativamente per virus influenzale e Pneumococco.
  • Programmi dedicati di aggiornamento via web.
  • Semplificazione degli atti burocratici.
  • Piano straordinario di assunzione di personale (Infermieri dedicati agli studi di medicina generale e personale di segretaria).
  • Piano di reclutamento dei colleghi del corso di medicina generale.

3. Quali modalità organizzative e cliniche per RSA nel breve periodo?

Si tratta delle strtture più duramente colpite dall’epidemia, che ha lasciato, oltre ai lutti per l’alto numero dei deceduti, una serie di problemi organizzativi ed economici che potrebbero costringere anche alla chiusura le strutture più piccole.

I medici che chiedono di rivedere una delibera dalla Regione Lombardia (XI/3226 Seduta del 09/06/2020) e propongono:

  • Riapertura graduale e secondo protocolli di sicurezza condivisi .
  • Ridefinizione delle modalità di accesso dei nuovi ospiti in RSA .
  • Ruolo del referente COVID con definizione responsabilità.
  • Differenziazione degli interventi in considerazione delle peculiarità delle UDO (Unità d’offertasociali).
  • Piano economico straordinario
    • Interventi di supporto economico in relazione alla attuale riduzione della presenza di ospiti
    • Personale medico e altre professioni sanitarie
    • Supporto per ristrutturazioni ambientali
  • Modalità di interazione fra RSA ed altre strutture (percorso di ricovero ospedaliero e riammissione).
  •  Corsi di aggiornamento.

4. Quali modalità organizzative e cliniche per l’Ospedale nel breve periodo?

I medici ricordano che nel momento di maggior acuzie della pandemia i nostri ospedali sono stati sottoposti ad un carico eccezionale di ricoveri di pazienti acuti con COVID-19. Si aprono ora due scenari possibili dell’andamento epidemico. Attuale riduzione sostanziale del numero di nuovi casi che richiedano trattamento ospedaliero. Possibile ripresa autunnale di recrudescenza pandemica.
Va quindi predisposto, approfittando della fase attuale di tregua, un piano emergenziale.
Sta però emergendo una nuova popolazione di malati. Si tratta di pazienti ricoverati per varie patologie (cerebro-cardiovascolari, pneumologiche, infettive batteriche) in cui si riscontra positività per SARS- COV-2: verosimilmente sono da ascriversi a situazioni ancora COVID-19 correlate oppure all’incipit verso la cronicità.

I medici propongono:

Pazienti acuti ad alta intensità
1) Rafforzare la Medicina Infettivi degli Spedali Civili di Brescia quale struttura specialistica provinciale di riferimento dove indirizzare questa tipologia di pazienti.
2) Condividere in tutte le strutture ospedaliere protocolli diagnostici e terapeutici omogenei.
3) Istituzione di zone “grigie” con elevati standard di sicurezza per la diagnosi dei pazienti
sospetti.
4) Adeguamento organico del personale sanitario.

Pazienti acuti a media intensità
Individuare struttura/e dedicata/e:
Sede vicino o collocata all’interno degli Spedali Civili con adeguate misure di isolamento strutturale. Altra sede per le condizioni topografiche .

Pazienti acuti a bassa intensità
Assistenza domiciliare.
In degenza per ragioni funzionali e/o sociali in strutture dedicate (alberghi – cliniche).

5. Quali modalità organizzative e cliniche per la Pediatria di Famiglia nel breve periodo?

I medici bresciani ricordano che l’emergenza Covid-19 ha ancora una volta dimostrato quanto l’età infantile abbia peculiarità che fanno dei Pediatri di Famiglia gli unici ed indispensabili professionisti dell’assistenza medica di questa popolazione e propongono che il pediatra di famiglia sieda ai tavoli nazionali e regionali dove vengono discusse e concordate le strategie dell’organizzazione territoriale ed anche delle emergenze.

Propongono che sia incentivata l’azione nel campo della prevenzione delle malattie infettive con il consiglio ed eventuale esecuzione dei vaccini.

Inoltre i pediatri richiedono di essere messi in condizione di poter utilizzare il test salivare rapido per il Covid-19 che sembra ormai vicino alla  commercializzazione, attraverso adeguate forniture e incentivi per l’assunzione di personale di studio

Fondamentale anche la fornitura dei dispositivi di protezione individuale, indispensabili per poter visitare i bambini negli studi.

Infine i pediatri considerano  necessaria l’implementazione di linee guida, peraltro già predisposte dalla pediatria di famiglia, che impediscano l’ invio indiscriminato all’esecuzione del tampone per Covid-19. Se, come prevedibile, con la riapertura delle scuole aumenteranno i casi di sindromi simil influenzali, i pediatri dovranno scegliere chi inviare al tampone, per non sovraccaricare il sistema con le conseguenze inevitabili dell’impossibilità di soddisfare la richiesta dei tamponi (ritardo nell’esecuzione, ritardo nella refertazione) e per non essere costretti con le regole attuali di isolamento preventivo dei contatti a dover chiudere le comunità infantili.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.