Skip to content
vitamina D sole

Vitamina D, è importante mantenere il giusto apporto durante la pandemia

Un documento congiunto di sei società scientifiche internazionali sottolinea l’importanza di mantenere l’apporto raccomandato di vitamina D anche in presenza delle limitazioni di movimento e di vita all’aria aperta legate all’emergenza sanitaria.

La raccomandazione fondamentale contenuta nel documento (Joint Guidance on Vitamin D in the Era of COVID-19) è di esporre la pelle alla luce del sole per almeno 15-30 minuti al giorno, con le dovute precauzioni per evitare scottature.

Per i casi in cui non è possibile l’esposizione al sole il documento ricorda che  “La vitamina D è molto sicura se assunta a dosi ragionevoli ed è importante per la salute muscolo-scheletrica.” Inoltre, “La maggior parte degli adulti più giovani e più giovani può assumere in sicurezza 400-1000 UI al giorno per mantenere i livelli di vitamina D entro l’intervallo ottimale come raccomandato dalle linee guida americane”.

La dichiarazione aggiunge che l’evidenza scientifica supporta chiaramente i benefici che la vitamina D (in combinazione con l’assunzione di calcio) svolge nella costruzione di uno scheletro forte e nella prevenzione della perdita ossea.

Vitamina D e Covid-19

“I dati attuali non forniscono alcuna prova che l’integrazione di vitamina D aiuti a prevenire o trattare l’infezione da COVID-19 – ricordano le società scientifiche. La ricerca fino ad oggi suggerisce che la vitamina D può svolgere un ruolo nel migliorare la risposta immunitaria, e visto che ricerche precedenti hanno dimostrato un ruolo per la forma attivata di vitamina D [1,25 (OH) 2D] nelle risposte immunitarie certamente saranno fatti nuovi studi sulla vitamina D e il possibile ruolo dell’integrazione nella malattia COVID-19.”

“Finora – precisa il documento -sono stati condotti studi osservazionali e non sono stati condotti studi randomizzati e controllati dai quali si possano trarre conclusioni definitive sulle relazioni causali. Studi osservazionali suggeriscono associazioni tra basse concentrazioni di vitamina D e tassi più alti di infezione da COVID-19”.

il documento congiunto è stato redatto da ASBMR (American Society for Bone and Mineral Research), AACE (American Association of Clinical Endocrinologists), Endocrine Society, ECTS (European Calcified Tissue Society ), NOF (National Osteoporosis Foundation) e IOF (International Osteoporosis Foundation).

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.