Skip to content
dieta vegetali

Demenza, la prevenzione comincia a tavola

Dagli studi nutrizionali di lungo periodo continuano ad arrivare indicazioni sulla possibilità che corrette abitudini alimentari possano contribuire a far invecchiare bene il cervello, abbassando il rischio di sviluppare una forma di demenza.

Una nuova interessante ricerca dell’Università di Tsukuba in Giappone da poco pubblicata sulla rivista Nutritional Neuroscience, punta l’attenzione sulla quantità di fibre alimentari presenti nella dieta abituale. I ricercatori giapponesi hanno verificato le abitudini alimentari di 3700 soggetti sani di mezza età e li hanno poi seguiti per i successivi vent’anni. È emerso che chi consumava più fibre nella dieta aveva un rischio inferiore di circa il 25% di sviluppare una demenza nel corso degli anni.

Uno studio per verificare la possibile relazione tra fibre alimentari e il rischio di sviluppare una demenza

I ricercatori hanno analizzato una comunità di pazienti nell’ambito del Circulatory Risk in Communities Study (CIRCS). I partecipanti (n = 3739) avevano un’età compresa tra 40 e 64 anni (media, 51 anni) alla partenza dello studio e hanno partecipato a controlli sanitari annuali dal 1985 al 1999. Lo studio ha monitorato i casi di “demenza disabilitante”, definita come demenza che richiedeva cure nell’ambito del sistema sanitario nazionale, con o senza una storia di ictus. I ricercatori hanno diviso i partecipanti in quartili, in base alla quantità di assunzione di fibre totale, solubile e insolubile riportata nei questionari.

Kazumasa Yamagishi del Dipartimento di medicina e Sanità pubblica dell’Università di Tsukuba, spiega:

La fibra alimentare è un nutriente che si trova nei cereali, nelle patate, nelle verdure e nella frutta ed è noto per influenzare i batteri intestinali. Recentemente, alcuni studi sperimentali hanno dimostrato che i batteri intestinali possono essere coinvolti nelle funzioni cognitive oltre che nelle malattie dell’apparato digerente. Tuttavia, non ci sono studi che abbiano effettivamente esaminato la relazione tra l’assunzione di fibre alimentari e il conseguente rischio di demenza in un gran numero di persone sane.

Durante il follow-up, 670 partecipanti hanno sviluppato una demenza invalidante. L’assunzione totale di fibre era “inversamente e linearmente” associata al rischio di demenza incidente, con ogni quartile associato a un rischio inferiore, rispetto al quartile più basso (P per trend = 0,03).

L’associazione è rimasta dopo l’aggiustamento per potenziali fattori che potrebbero influenzare l’insorgenza della demenza, come l’indice di massa corporea, la pressione sanguigna sistolica, l’uso di farmaci antipertensivi, il colesterolo totale sierico, i farmaci per abbassare il colesterolo e il diabete. Inoltre, come riferiscono gli autori:

L’associazione inversa con il rischio di demenza era più evidente per l’assunzione di fibre solubili ed era limitata alla demenza senza una storia di ictus.”

Le possibili spiegazioni del ruolo delle fibre alimentari nella riduzione del rischio di demenza

Che cosa può spiegare il rapporto tra assunzione di fibre con la dieta? Secondo Yamagishi: “I meccanismi sono attualmente sconosciuti, ma potrebbero coinvolgere le interazioni che hanno luogo tra l’intestino e il cervello. Una possibilità è che la fibra solubile regoli la composizione dei batteri intestinali. Questa composizione può influenzare la neuroinfiammazione, che svolge un ruolo nell’insorgenza della demenza. È anche possibile che la fibra alimentare possa ridurre altri fattori di rischio per la demenza, come peso corporeo, pressione sanguigna, lipidi e livelli di glucosio”.

Uno dei limiti di questo studio è che le abitudini alimentari sono state sondate solo all’inizio dello studio senza tener conto di eventuali cambiamenti nel corso degli anni. La ricerca conferma in ogni caso l’importanza degli studi sull’asse intestino-cervello.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.