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Epatite C, screening avviato solo in alcune regioni

  • Alessandro Visca
  • Sanità

La lotta all’epatite C oggi dispone di armi efficaci: una serie di test per individuare precocemente l’infezione e farmaci antivirali ad azione diretta in grado di curare l’epatite C con alte percentuali di successo.

Nel febbraio 2020 il governo italiano ha stanziato 71,5 milioni di euro per garantire uno screening gratuito per l’infezione da HCV, ma ad oggi solo alcune regioni hanno deliberato un protocollo operativo. Il dato è emerso nel recente convegno: “Screening di popolazione per combattere l’HCV”, nel corso del quale esperti clinici, dirigenti sanitari ed esponenti della politica hanno evidenziato le basi per costruire strategie efficaci di diagnosi e prevenzione.

Antonio Tomassini, presidente dell’Associazione di iniziativa parlamentare e legislativa per la salute e la prevenzione, ha detto:

L’eradicazione dell’epatite virale C è una delle più grandi sfide sanitarie attuali perché, se la patologia non viene precocemente diagnosticata e trattata, ha un’evoluzione inesorabile verso la cronicità, influendo significativamente sulla qualità di vita dei pazienti. In Italia, la diffusione dell’epatite C non è omogenea: alcune regioni, tra cui il Lazio, registrano concentrazioni endemiche del virus molto elevate. Inoltre, la pandemia causata dal Covid-19 ha diminuito gli screening e quindi la possibilità di diagnosi precoce della malattia e ha abbassato il livello di attenzione verso la patologia.”

Le cause più comuni dell’infezione e i test per individuarla

Can’t Wait (non possiamo aspettare) è lo slogan scelto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Giornata Mondiale di sensibilizzazione contro le epatiti virali, in particolare l’epatite C, che si è celebrata il 28 luglio.

Alessandra Mangia, responsabile dell’Unità di epatologia dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico “Casa sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo, ricorda le cause attualmente più comuni dell’infezione:

In passato il fattore di rischio prevalente era l’uso di sostanze stupefacenti, mentre negli ultimi anni tra le principali cause di trasmissione sono stati riscontrati i trattamenti di bellezza, come manicure e pedicure, la pratica del piercing e dei tatuaggi, e i rapporti sessuali non protetti, soprattutto nella popolazione più giovane: fattori di rischio che riguardano tutti e non solo alcune categorie specifiche e che espongono chiunque alla possibilità di contrarre l’infezione e di essere inconsapevolmente vettore per la diffusione dell’HCV. Per questo è fondamentale far emergere il cosiddetto ‘sommerso’, favorire cioè l’individuazione delle persone HCV positive così da arrestare la diffusione del virus”.

Sandro Grelli, professore di Microbiologia clinica all’Università di Roma “Tor Vergata” aggiunge:

esistono varie tipologie di test che consentono la ricerca degli anticorpi Anti-HCV (HCV Ab) in diversi campioni biologici: prelievo venoso, sangue capillare, saliva. Nel Decreto attuativo sullo Screening HCV, per la coorte dei pazienti nati tra il 1969 e il 1989, in caso di positività al test sierologico di screening, utilizzando lo stesso campione, si può verificare la presenza dell’agente patogeno mediante la ricerca o dell’antigene HCV (HCV- Ag) o del genoma del virus con il test molecolare HCV RNA PCR. Questo consente di avere risultati in tempi molto rapidi, ed in caso di positività, indirizzare i soggetti ai centri specialistici per completare il percorso diagnostico a cui farà seguito il trattamento terapeutico. Per i soggetti seguiti dai servizi pubblici per le dipendenze (SerD) e per i soggetti detenuti lo screening potrà prevedere o la ricerca degli anticorpi Anti-HCV o in alternativa un test molecolare rapido di facile esecuzione, HCV RNA PCR su prelievo capillare, utilizzando un POCT (Point of Care Test). In caso di positività al test molecolare, dovrà essere completato il percorso diagnostico e successivamente quello terapeutico sotto il monitoraggio degli specialisti del settore”.

Ivan Gardini, Presidente nazionale dell’associazione EpaC onlus, precisa:

Solo il 30% delle Regioni è partito con uno screening attivo sulla popolazione generale, quindi è evidente che la deadline fissata per il termine dello screening sperimentale al 31 dicembre 2022 è inadeguata e va posticipata almeno a dicembre 2023. Infine, va anche ampliata la platea di popolazione generale coinvolta nello screening, quantomeno la fascia di popolazione più anziana (≥50 anni) poiché – proprio in quella fascia di popolazione – si annida la maggior parte delle infezioni occulte, così come le malattie più avanzate. Per questo motivo, EpaC ha richiesto alla Commissione di Valutazione dei LEA l’introduzione di test gratuiti per l’epatite C in tutta la popolazione maggiorenne, iniziativa in linea con la strategia OMS di eliminazione dell’infezione da epatite C”.

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.