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oculistica visita

Maculopatie e malattie vascolari, trovata una correlazione

 Nei paesi sviluppati, le malattie cardiovascolari (CVD) e l’ictus rappresentano le principali cause di morte, mentre la degenerazione maculare legata all’età (AMD) è la principale causa di cecità. Le due condizioni condividono alcuni fattori di rischio, ma gli studi, condotti anche su ampie popolazioni – per esempio, metanalisi che considerano AMD e CVD (n= 29,9 milioni) e AMD e ictus (n= 1,4 milioni) – non hanno trovato reciproche correlazioni.

Ora però da un nuovo studio apparso sulla rivista “BMJ Open Ophtalmology” a prima firma di Gerardo Ledesma-Gil dell’Istituto di Oftalmologia Fundación Conde de Valenciana a città del Messico è emersa l’evidenza di un’associazione inedita tra un sottogruppo di malattie vascolari ad alto rischio (HRVD) – un’ampia categoria che comprende infarto miocardico, bypass aorto-coronarico (CABG), insufficienza cardiaca congestizia (CHF) difetti valvolari e ictus/attacco ischemico transitorio (TIA) – e le lesioni intermedie dell’AMD (iAMD) costituite da depositi drusenoidi sottoretinici (SDD), detti anche pseudodrusen reticolari.

Si tratta di uno studio trasversale in cui sono stati reclutati 200 soggetti affetti da AMD (età compresa tra 51 e 100 anni; 121 donne, 79 uomini); gli esami strumentali comprendevano la tomografia a coerenza ottica nel dominio spettrale (SD-OCT), l’autofluorescenza e la riflettanza nel vicino infrarosso, nonché i profili lipidici.

Tramite questionari anamnestici, i soggetti sono stati suddivisi tra coloro chi aveva o non aveva HRVD, definite come: difetto valvolare cardiaco (per esempio, stenosi aortica), difetto miocardico (per esempio, infarto miocardico) e ictus/attacco ischemico transitorio. Gli stessi soggetti sono stati suddivisi in cieco in due gruppi: SDD (con o senza drusen) e drusen (solo). I test univariati sono stati eseguiti con il test χ2. Sono poi stati utilizzati modelli di regressione multivariata per verificare la relazione tra HRVD coesistente e stato SDD, livelli lipidici e altre covariate.

La prevalenza di HRVD è risultata del 41,2% (40/97) e del 6,8% (7/103) rispettivamente nei gruppi SDD e non SDD (correlazione tra SDD e HRVD, p=9×10-9, OR 9,62, IC al 95%: da 4,04 a 22,91). Regressioni multivariate: solo gli SDD e le lipoproteine ad alta densità (HDL) nei primi due quartili HDL sono rimasti significativi per l’HRVD (p= 9,8×10-5  e 0,021, rispettivamente).

Dal modello di regressione multivariata è emerso che SDD e valori di HDL nel primo e secondo quartile identificavano la presenza di HRVD con un’accuratezza del 78,5% (IC al 95%: da 72,2% a 84,0%).

In conclusione, in questo studio le malattie cardiovascolari e neurovascolari ad alto rischio sono state identificate con precisione in una coorte AMD a partire dalla presenza di SDD e dai livelli di HDL. Gli SDD possono essere correlati a un’inadeguata perfusione oculare derivante dalle vasculopatie sistemiche. Sono giustificate pertanto ulteriori ricerche con questo paradigma al fine di ridurre la mortalità e la morbilità da malattie vascolari.

Folco Claudi
Folco Claudi

Giornalista medico scientifico