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colesterolo placca

Dislipidemie, confermata nella real life l’efficacia degli inibitori PCSK-9

  • Anastassia Zahova
  • Medicina

Il trattamento con anticorpi monoclonali inibitori della proteina PCSK-9 è raccomandato nei pazienti a rischio cardiovascolare (CV) alto e molto alto, con malattia CV aterosclerotica documentata e per i pazienti a rischio molto alto con ipercolesterolemia familiare che non raggiungono il target di colesterolo LDL (LDL-C) durante la somministrazione della massima dose tollerata di terapia ipolipemizzante.

Uno studio multicentrico interamente italiano, da poco pubblicato sulla rivista Atherosclerosis, ha confermato anche nella real life l’efficacia e la tollerabilità del trattattamento.

Uno studio multicentrico su quasi 800 pazienti

Lo studio AT-TARGET-IT coordinato dall’Università “Federico II” di Napoli e guidato da Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società Italiana di Cardiologia, ha coinvolto 798 pazienti, in 10 centri sul territorio nazionale, nell’intento di valutare nella pratica clinica efficacia, aderenza e persistenza al trattamento con anti-PCSK9.

Il 68% dei pazienti aveva una malattia cardiovascolare aterosclerotica clinicamente evidente, mentre il restante 32% era in prevenzione primaria. I livelli di colesterolo LDL erano in tutti i pazienti reclutati superiori a 140 mg/dl.

I risultati mettono in evidenza l’efficacia ipolipemizzante del trattamento, con una riduzione di quasi il 65% dei livelli di colesterolo. Nella pratica clinica le terapie con anticorpi monoclonali anti-PCSK9 sono risultate non solo efficaci, ma anche ben tollerate, con un’aderenza pari al 95% e solo il 3% dei pazienti ha abbandonato la terapia dopo 18 mesi. Perrone Filardi, ha commentato:

per raggiungere i livelli target di LDL, gli anticorpi monoclonali anti-PCSK9 si confermano farmaci molto potenti: se negli studi di fase 3 hanno ridotto il colesterolo del 59%, la riduzione osservata nel nostro studio è stata quasi del 65%, portando i pazienti a rischio alto o molto alto a 51,5 mg/dL al momento dell’ultima osservazione e con una compliance al trattamento che supera il 95%”.

Inoltre Perrone Filardi ha evidenziato l’importanza di un trattamento precoce dei farmaci:

sul 20% dei pazienti dello studio abbiamo visto un utilizzo precoce di queste terapie, questo è molto importante perché oggi in Italia, grazie alla possibilità di avvalersi di queste terapie durante il ricovero ospedaliero per un infarto, abbiamo la possibilità di intervenire sempre più precocemente sul rischio residuo, nella fase più vulnerabile successiva a un evento cardiovascolare, così da diminuire il rischio di andare incontro a un nuovo evento.”

Anastassia Zahova

Giornalista medico scientifico