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Microplastiche, la presenza nelle placche carotidee aumenta il rischio di eventi CV

La diffusione delle microplastiche nell’ambiente è una minaccia per la salute umana. L’allarme, lanciato da tempo, si è fatto ora più circostanziato, grazie a un lavoro pubblicato sul New England Jounal of Medicine da un gruppo di ricercatori  dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli, che ha condotto uno studio prospettico, multicentrico, osservazionale coinvolgendo pazienti sottoposti a endarterectomia carotidea per malattia carotidea asintomatica.

Obiettivo della ricerca era l’analisi dei campioni di placca carotidea asportati per evidenziare la presenza di micro- e nanoplastiche (MNP) al loro interno, sfruttando metodiche avanzate quali la pirolisi accoppiata a gascromatografia-spettrometria di massa, analisi degli isotopi stabili e la microscopia elettronica.

Oltre a ciò, gli autori hanno valutato la presenza di biomarcatori infiammatori mediante un test di immunoassorbimento enzimatico e un test immunoistochimico.

Il confronto tra paziente con evidenze di microplastiche nella placca e quelli senza

Nello studio, l’endpoint primario era rappresentato da un composito di infarto miocardico, ictus o morte per qualsiasi causa tra i pazienti che presentavano evidenza di MNP nella placca rispetto ai pazienti con placca che non mostrava evidenza di MNP. Complessivamente, i soggetti arruolati sono stati 304, 257 dei quali hanno completato un follow-up medio di 33,7 (±SD di 6,9) mesi.

Le analisi hanno rilevato la presenza di polietilene nella placca carotidea di 150 pazienti (58,4%), con un livello medio di 21,7 ±24,5 μg per milligrammo di placca; inoltre, 31 pazienti (12,1%) avevano anche quantità misurabili di polivinilcloruro, con un livello medio di 5,2 ±2,4 μg per milligrammo di placca.

La microscopia elettronica ha rivelato particelle estranee visibili e dai bordi frastagliati tra i macrofagi della placca e sparse nei detriti esterni. L’esame radiografico ha mostrato che alcune di queste particelle includevano cloro.

Il dato più rilevante è che i pazienti in cui sono state rilevate MNP all’interno dell’ateroma presentavano un rischio maggiore di un evento endpoint primario rispetto a quelli in cui queste sostanze non sono state rilevate (hazard ratio: 4,53; IC al 95%: 2,00-10,27; p <0,001).

In conclusione, i pazienti con placca carotidea in cui sono state rilevate MNP presentavano un rischio maggiore di un composito di infarto miocardico, ictus o morte per qualsiasi causa a 34 mesi di follow-up rispetto a quelli in cui le MNP non sono state rilevate.

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Anastassia Zahova

Giornalista medico scientifico

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