Malattia renale cronica, i benefici della terapia dietetico-nutrizionale
La gestione conservativa dei pazienti consente di ritardare l’accesso alla dialisi, migliorando le condizioni cliniche dei pazienti e garantendo un risparmio al SSN
Nei soggetti con malattia renale cronica, la terapia dietetico-nutrizionale offre notevoli benefici clinici, migliorando la qualità di vita dei pazienti e garantendo al contempo un risparmio per il Sistema sanitario nazionale.
È quanto emerge da un’infografica presentata al recente congresso dell’European Renal Association (ERA), una delle maggiori società scientifiche internazionali nel campo della nefrologia, da Dr. Schär, che attraverso il marchio Flavis è impegnata da anni nello sviluppo e nella commercializzazione di alimenti aproteici. Questi ultimi, costituiti da carboidrati, sono pressoché privi di proteine, fosforo, sodio e potassio. Il loro consumo consente perciò di mantenere un elevato apporto energetico, lasciando che siano alimenti ricchi in proteine ad alto valore biologico a garantire l’apporto di aminoacidi essenziali. La dieta basata su alimenti aproteici garantisce così una migliore gestione della pressione arteriosa e la prevenzione di iperkalemia e iperfosforemia.
Uno studio sul rapporto costo-efficacia del trattamento dietetico nutrizionale nella malattia renale cronica
Oltre a ciò, Dr. Schär ha supportato in modo incondizionato lo studio “Costo-efficacia del trattamento dietetico nutrizionale nella malattia renale cronica”, condotto da Vincenzo Bellizzi, direttore dell’UOC di Nefrologia e Dialisi AO Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta. La ricerca dimostra come la terapia dietetico-nutrizionale (TDN), basata sulla riduzione dell’apporto proteico, sia un fattore cruciale per la gestione conservativa del soggetto affetto da malattia renale cronica. Ha spiegato Bellizzi:
lo studio ha coinvolto 60 pazienti in dieta ipoproteica e un gruppo di controllo di più di 120 individui che presentavano le medesime caratteristiche, ma che non seguivano alcuna dieta. L’obiettivo era verificare le tempistiche di ingresso in dialisi, la sopravvivenza e i costi associati alle terapie nell’arco di cinque anni. La dieta ipoproteica consente di rinviare l’inizio della dialisi di 20 mesi e di aumentare di altrettanto la sopravvivenza del paziente, con un importante miglioramento della sua vita.”
Secondo l’analisi, questa dilazione temporale consente di ottimizzare la spesa sanitaria: il costo mensile per un paziente aderente alla dieta ipoproteica è infatti di circa 700 euro, contro i circa 4100 euro di un paziente in dialisi. Ha aggiunto Bellizzi:
analizzando tutte le terapie cui ogni paziente è stato sottoposto per l’intero periodo è risultato che la dieta ipoproteica consente un risparmio di 8.400 euro/paziente all’anno (-25%). Ciò significa che se solo il 20% dei pazienti che ogni anno in Italia iniziano la dialisi seguissero una dieta ipoproteica, il Sistema sanitario nazionale risparmierebbe oltre 60 milioni all’anno.”