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Medicina Digitale

Oncologia e assistenza sul territorio: cosa ne pensano i pazienti?

Un’indagine demoscopica condotta dal Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri mostra come i pazienti ritengano fondamentale mantenere un rapporto stretto con gli specialisti

La deospedalizzazione e il potenziamento della medicina del territorio vengono invocati e auspicati da molti anni. Ora, grazie anche ai finanziamenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) la situazione sembra essere arrivata a un punto di svolta. Per molti pazienti con malattie croniche cambieranno molte cose.

Un’indagine sui pazienti oncologici

Ma che cosa ne pensano coloro che beneficeranno di questo nuovo modello di presa in carico? Si è occupato del problema il Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri (CIPOMO) che ha promosso un’indagine tra i pazienti oncologici, che prevedibilmente sono tra coloro che potrebbero avvalersi delle cure territoriali. Nello studio, sono stati coinvolti 1.443 pazienti con un’età media di 64 anni (il 58% donne, il 42% maschi) ai quali sono state rivolte 11 domande.

Sandro Barni, già direttore di Oncologia all’Asst BG Ovest Ospedale di Treviglio e primo autore della ricerca, ha spiegato:

il Decreto Ministeriale 77, con fondi del PNRR, ha aperto le porte alla deospedalizzazione per i malati cronici e ha definito le strutture territoriali dove verranno erogate una serie di prestazioni che saranno gestite da medici di base e/o personale infermieristico; per quanto riguarda l’oncologia, non sono ancora state stabilite le tipologie di prestazioni e le modalità di coinvolgimento dell’oncologo. Soprattutto nessuno ha mai chiesto cosa ne pensano i pazienti. Per questo abbiamo lanciato la Survey che ha evidenziato alcuni problemi di cui bisogna tener conto nell’attuazione pratica del DM77”.

Un’opportunità per sentirsi più liberi, ma con il timore di non essere curati al meglio

I dati preliminari dell’indagine, presentati in anteprima al XXVII Congresso Nazionale “L’Oncologia tra i successi di oggi e i traguardi di domani”, mostrano qualche risultato prevedibile ma anche diverse sorprese. Dall’analisi delle risposte emerge infatti che la possibilità di essere seguiti fuori dall’ospedale è considerata da quasi un terzo del campione come un’opportunità per sentirsi più liberi e a proprio agio, mentre poco più di un interpellato su 10 si sentirebbe meno malato. Non mancano però timori e diffidenze, considerato che poco meno di un terzo degli interpellati pensa che potrebbe “non essere curato al meglio”, quasi il 13% teme di non poter più essere visitato in ospedale mentre il 5,27% ha paura di essere abbandonato.

Non mancano peraltro le criticità legate al recarsi in ospedale per le terapie: il 41% si lamenta dei tempi di attesa, 20,4% della mancanza di parcheggi per l’auto, il 17% della rotazione dei medici, il 12,76% del tempo di viaggio.

Ciò che emerge con evidenza, in ogni caso è il desiderio di poter mantenere uno stretto rapporto con l’oncologo ospedaliero, con la collaborazione del Medico di medicina generale. Una volta garantita la parità di sicurezza ed efficacia delle cure, il 19,1% dichiara di poter accettare di effettuare fuori dall’ospedale la chemioterapia orale, il 26,7% il follow-up, il 19,15% alcune terapie parenterali, il 32,16% gli esami di base. Il 21,83% preferisce il domicilio, il 36,31% una struttura sanitaria vicina a casa, il 37,54% l’ospedale.

Al primo posto la continuità delle cure

Se si considera poi l’utilizzo di nuovi strumenti tecnici, come la telemedicina e la posta elettronica, per favorire la deospedalizzazione, il 44,15% li vede di buon occhio, il 30,7% non sa rispondere, mentre il 16% rimane diffidente.

Da rilevare infine che per il 39,5% dei malati oncologici  è importante solo la continuità delle cure, mentre la distanza del luogo in cui vengono erogate passa in secondo piano.

Carlo Aschele, direttore Dipartimento oncologico ASL 5 Liguria (La Spezia) e consigliere nazionale Cipomo, e Monica Giordano, direttore SC Oncologia Ospedale Sant’Anna (Como) e segretario nazionale Cipomo, hanno commentato:

la preferenza espressa dai pazienti per la prosecuzione delle visite di controllo con l’oncologo in ospedale ci ha inizialmente sorpresi ma a una lettura più attenta appare invece ben comprensibile in quanto riflette la forza delle relazioni di cura che si creano tra medico e paziente in oncologia, relazioni di particolare valore per quest’ultimo e quindi verosimilmente più strette rispetto a quanto avviene in altre malattie croniche, e che vanno assolutamente salvaguardate”.

Folco Claudi
Folco Claudi

Giornalista medico scientifico