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istituto dei tumori

All’Istituto dei Tumori di Milano il robot entra in sala operatoria

Grazie alla donazione di un privato, si potranno effettuare 400-500 interventi l’anno in diverse specialità oncologiche, anche in casi complessi e per trattare  neoplasie rare

Una chirurgia mininvasiva, a elevata precisione anche per i casi più complessi, che finora rendevano necessari interventi a cielo aperto. È quanto possibile realizzare con il robot Da Vinci Xi, acquisito dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, grazie alla donazione di Veronica Gusa de Dragan, Presidente di Veroniki Holding S.p.A. L’Istituto da parte sua ha reso possibile l’uso del prezioso strumento con un investimento di circa 900mila euro per rendere disponibile una sala operatoria appositamente dedicata e un’équipe di 8 anestesisti, 16 chirurghi, 14 strumentisti e 14 infermieri di sala. Sei, a oggi, le aree di chirurgia oncologica interessate dall’innovazione: toracica, epato-gastro-pancreatica, urologica, ginecologica, colon-rettale, otorinolaringoiatria.

Ugo Pastorino, coordinatore delle Ricerche in Chirurgia Toracica, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, ha commentato:

si tratta davvero di un passo significativo per la chirurgia toracica: il nostro obiettivo non è sostituire la chirurgia mininvasiva già consolidata, che viene impiegata nel 60% dei casi, ma arrivare al 70% utilizzando la chirurgia robotica, concentrando gli sforzi soprattutto nei casi in cui la toracoscopia tradizionale è limitata. Questo include interventi su tumori rari e complessi nel mediastino e sulla parete toracica, nonché la possibilità di affrontare noduli polmonari centrali, attualmente trattati con la chirurgia tradizionale open”.

Gli interventi sono iniziati nel giugno scorso, e ne sono stati effettuati circa 120 in tre mesi; a regime si può prevedere che se ne potranno fare 400-500 all’anno.

Alessandro Gronchi, direttore della Struttura complessa di Chirurgia dei sarcomi e direttore del Dipartimento di Chirurgia oncologica, ha aggiunto:

nel caso di tumori testa-collo riusciamo ad accedere a regioni profonde attraverso la bocca, asportando in modo preciso e accurato masse tumorali che altrimenti richiederebbero approcci esterni molto più invasivi; altre indicazioni meno consolidate stanno emergendo anche nella chirurgia dei sarcomi. Quando le dimensioni del tumore lo permettono, sarà possibile effettuare interventi più conservativi su pelvi e retro-peritoneo, anche quando richiedono resezioni complesse. Esplorando le nuove frontiere dell’impiego di questa metodica, nessun campo resterà inesplorato, chirurgia della mammella e del peritoneo incluse”.

“La prospettiva – ha proseguito Gronchi – è di estendere tecniche mininvasive anche a condizioni di malattia più complicate con un inevitabile beneficio per un numero maggiore di pazienti, nonché la possibilità di aumentare la precisione dell’atto chirurgico grazie alle tecniche di fusione delle immagini anatomiche e radiologiche e la possibilità di standardizzare ad automatizzare il più possibile il gesto chirurgico, aumentandone la qualità media.”

alessandro visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.