Celiachia, quando il test non invasivo può bastare per la diagnosi
Il percorso diagnostico della malattia celiachia parte da un sospetto clinico (sintomi intestinali o extraintestinali), che va verificato con esami sierologici, a partire dal dosaggio dell’anticorpo anti-transglutaminasi tissutale di classe IgA (TTG-IgA). In caso di positività a questo test per confermare la diagnosi si deve eseguire una biopsia duodenale.
L’esame invasivo, secondo le raccomandazioni dell’ESPGHAN (Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica), può essere evitato nei bambini in cui si riscontra una positività per TTG-IgA 10 volte superiore alla normalità e positività per anticorpi antiendomisio di classe IgA.
Una ricerca presentata all’ultima edizione della Digestive Disease Week (DDW), importante appuntamento per i gastroenterologi americani, sembra indicare che anche negli adulti una presenza molto alta (10 volte superiore alla norma) di anticorpi anti-TTG-IgA ha un forte valore predittivo della celiachia.
Va ricordato che gli esami sierologici devono essere eseguiti prima di iniziare la dieta senza glutine e quindi evitare la biopsia, oltre a risparmiare al paziente un esame invasivo, consente di iniziare una dieta senza glutine, con immediato effetto sulla sintomatologia.
Lo studio dei gastroenterologi americani
Lo studio presentato al DDW2024 ha incluso 4.312 pazienti provenienti da sei centri statunitensi a cui erano state effettuate biopsie duodenali ed esami per il dosaggio di TTG-IgA entro tre mesi prima o un mese dopo la biopsia. I ricercatori hanno escluso i pazienti che avevano una precedente diagnosi di celiachia, quelli che avevano un deficit di IgA o che avevano seguito una dieta priva di glutine.
Lo studio ha valutato l’accuratezza della diagnosi di celiachia basata su TTG-IgA rispetto a quella indicata dall’atrofia dei villi alla biopsia. Complessivamente, il 27,5% dei pazienti arruolati presentava atrofia dei villi. Quelli con atrofia dei villi erano più giovani (in media 41 vs 45 anni di età) rispetto a quelli senza atrofia dei villi e avevano un TTG-IgA in media cinque volte più alto del limite superiore di normale (ULN).
Più di un quarto di tutti i pazienti presentava livelli elevati di TTG-IgA (25,4%). Per qualsiasi livello di TTG-IgA superiore all’ULN, la sensibilità per la diagnosi di celiachia è stata dell’81,8%, la specificità è stata del 95,7%, il valore predittivo positivo è stato dell’87,7%, il valore predittivo negativo è stato del 93,3% e l’accuratezza complessiva del test è stata del 91%.
Nel sottogruppo di pazienti con livelli di TTG-IgA >10 volte l’ULN (n=132), tutti tranne due presentavano anche atrofia dei villi, con un conseguente miglioramento del tasso di falsi positivi.
Le conclusioni
I ricercatori, guidati da Claire Jansson-Knodell, gastroenterologa presso la Cleveland Clinic, di Cleveland (Usa) concludono:
il test TTG-IgA potrebbe essere utilizzato per la diagnosi non invasiva di celiachia in alcuni adulti accuratamente selezionati, in particolare in quelli con livelli molto elevati di anticorpi. Ma è necessaria cautela nei soggetti con livelli di TTG-IgA leggermente elevati, poiché la precisione diagnostica potrebbe non essere sufficiente senza una biopsia di conferma”.
In collaborazione con Dr. Schär