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Pressione Anziano

Demenza, trattare l’ipertensione può arrestare il declino cognitivo?

L’ipertensione non trattata è un fattore di rischio noto, oltre che per malattie cardiovascolari, anche per la demenza, come recentemente ribadito anche dalla Commissione Lancet per la demenza, che inserisce la pressione alta fra i 14 fattori di rischio per la demenza. Tuttavia, non è ancora chiaro quanto il trattamento antipertensivo possa abbassare il rischio di demenza e se questo può avvenire anche nelle fasce di età più avanzate.

La questione è stata affrontata, di recente, in un articolo apparso sul sito Medscape medical news. Valentin Fuster, presidente del Mount Sinai Fuster Heart Hospital, New York City (Usa) riassume così il problema:

non è in discussione nella letteratura che l’ipertensione non trattata possa portare alla demenza. La questione aperta è se il trattamento della pressione sanguigna sia sufficiente a ridurre o arrestare il progresso della demenza.”

I dati recenti su trattamento dell’ipertensione e demenza

Tra le ricerche recenti che hanno evidenziato come il trattamento dell’ipertensione possa essere di aiuto anche per ridurre il rischio di demenza, l’articolo di Medscape cita un’analisi secondaria dello studio China Rural Hypertension Control Project, presentata al convegno scientifico della American Heart Association (AHA) nel 2023 e non ancora pubblicata. Negli over 49 la messa in atto di programmi di riduzione dei valori pressori della durata di quattro anni ha permesso di diminuire il rischio di demenza per tutte le cause, e di compromissione cognitiva.

Allo stesso modo, un’analisi post hoc condotta su dati dello studio SPRINT MIND (uno studio su ipertensione e demenza) ha evidenziato che, in pazienti over 50, un trattamento mirato a ridurre la pressione a livelli inferiori a 120 mmHg è risultato più efficace, nel ridurre i tassi di lieve declino cognitivo, rispetto a trattamenti meno aggressivi, con valori target di 140 mmHg.

Perché trattare l’ipertensione può ridurre il rischio di demenza

Andrew Moran, professore associato di medicina alla Columbia University Vagelos College of Physicians and Surgeons, New York City, spiega

la malattia vascolare causata dall’ipertensione è chiaramente implicata in una forma di demenza, chiamata appunto demenza vascolare. Questa categoria include la demenza successiva a un ictus. Allo stesso tempo, ora sappiamo che l’ipertensione e altri fattori di rischio vascolare possono anche contribuire, insieme ad altri fattori, allo sviluppo della malattia di Alzheimer. Anche senza causare un ictus clinicamente evidente, la malattia vascolare da ipertensione può portare a danni lievi al cervello tramite ischemia, microemorragie e atrofia cerebrale.”

Secondo Mitchell S.V. Elkind, past president dell’AHA e docente di neurologia ed epidemiologia presso la Columbia University Irving Medical Center, New York:

il trattamento dell’ipertensione probabilmente contribuisce ad abbassare il rischio di demenza attraverso una combinazione di riduzione del rischio di ictus e benefici sul flusso sanguigno e sulla salute dei vasi. L’ipertensione, nei soggetti di mezza età, è associata a depositi di amiloide nel cervello; il controllo della pressione arteriosa pertanto potrebbe ridurre questi depositi e contrastare il processo di neurodegenerazione”.

Iniziare il trattamento il prima possibile

L’esistenza di un ‘effetto dose-risposta’ tra i livelli pressori e il rischio di demenza, nel senso che a valori più bassi corrisponderebbe un rischio di sviluppare demenza inferiore, non è ancora stata dimostrata, ma secondo i ricercatori si tratta di una ipotesi più che plausibile.

In base alle linee guida delle società ACC e AHA il trattamento di soggetti ipertesi, e portatori di altri fattori che aumentano sensibilmente il rischio come malattie cardiovascolari, diabete, malattia renale cronica, dovrebbe essere mirato a valori-soglia di 130/80 mm Hg.

Secondo Valentin Fuster, tuttavia, poiché i valori target raccomandati dalle società scientifiche non sono univoci, sarebbe più opportuno focalizzarsi sull’avvio del trattamento antipertensivo, che dovrebbe essere iniziato il più presto possibile.

Fuster ha fatto riferimento al trial PESA (Progression of Early Subclinical Atherosclerosis) uno studio in corso, che utilizza la risonanza magnetica cerebrale e altri test per caratterizzare le associazioni longitudinali tra metabolismo del glucosio cerebrale, aterosclerosi subclinica e fattori di rischio cardiovascolare in individui asintomatici di età compresa tra 40 e 54 anni. La maggior parte non aveva ipertensione all’inizio dello stduio.

Un’analisi pubblicata di recente di una sottocoorte di 370 partecipanti al PESA ha scoperto che i soggetti con un rischio cardiovascolare persistentemente elevato e aterosclerosi carotidea subclinica avevano già segni di declino metabolico cerebrale, “suggerendo, come scrivono gli autori dell’analisi,  che il mantenimento della salute cardiovascolare durante la mezza età potrebbe contribuire a ridurre il carico di malattie neurodegenerative più avanti nella vita.”

Quanto conta l’età dei pazienti?

È probabile che l’effetto cumulativo della pressione arteriosa nel tempo giochi un ruolo importate nello sviluppo di demenza, e l’assetto dei valori nella mezza età sembra essere più importante che nelle fasi di età più avanzate. Spiega Fuster:

a oggi non siamo in grado di dire se l’inizio della terapia antipertensiva all’età di 70 anni offra meno possibilità di prevenire lo sviluppo di demenza e, non sappiamo se la stessa possa prevenire la progressione nei pazienti che già hanno la demenza”.

Appurato che iniziare a ridurre l’ipertensione nella mezza età può diminuire il rischio di futura compromissione cognitiva, è lecito chiedersi se questo effetto possa essere mantenuto anche iniziando più avanti. Secondo i ricercatori è teoricamente possibile, ma non provato.

Trattare l’ipertensione nei più anziani potrebbe influire sul corso del successivo declino cognitivo, migliorando la salute vascolare e prevenendo l’ictus. La maggior parte dei pazienti affetti da demenza presenta una combinazione di demenza di origine vascolare e non vascolare; poiché è difficile tracciare una distinzione tra di esse, nella pratica clinica è raccomandato di considerare il trattamento dell’ipertensione come uno dei mezzi migliori per prevenire la demenza, di qualsiasi natura essa sia.

Redazione

articolo a cura della redazione