Mentre si cerca di contrastare con misure di contenimento l’inquinamento atmosferico di ossidi, monossidi e particolato che imperversa in modo particolare sulle città, meno attenzione viene dedicata a un nemico subdolo e forse più insidioso: l’inquinamento indoor, una minaccia riconosciuta per la salute pubblica, costituita da composti organici volatili rilasciati da mobili e detergenti, muffe e allergeni. L’aria che respiriamo nelle nostre case e negli uffici, compresi gli studi medici, potrebbe essere fino a cinque volte più inquinata di quella esterna.
L’OMS stima che l’inquinamento atmosferico indoor e outdoor possa causare globalmente circa 7 milioni di morti premature all’anno, di cui circa 400mila in Europa. Sempre secondo i dati in possesso dell’OMS l’inquinamento indoor è ritenuto responsabile di circa il 4% del carico globale di malattia nel mondo. Un dato che potrebbe essere sottostimato ove si considerassero gli effetti a lungo termine di inquinanti come gli interferenti endocrini. La scarsa qualità dell’aria indoor è associata globalmente a una serie di problemi di salute, tra cui malattie respiratorie, asma, allergie, malattie cardiovascolari, disturbi neurocomportamentali e cancro. L’OMS ha prodotto una preziosa disamina in prevenzione e monitoraggio con Linee Guida specifiche su effetti degli inquinanti indoor.
Inoltre, proprio in occasione del 7 ottobre – World Habitat Day, – Giornata Mondiale dell’Habitat – iniziativa delle Nazioni Unite per la sensibilizzazione sui temi della salute negli ambienti, anche l’Istituto Superiore di Sanità ha realizzato, pochi giorni fa, un decalogo per migliorare la qualità dell’aria domestica. E la nostra salute.
Abbiamo posto alcune domande ad Alberto Mantovani, Vicepresidente del Centro Studi KOS Scienza, Arte, Società, ex dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità e recentemente, nominato Esperto dell’Agenzia Europea per le sostanze chimiche (ECHA).
Partiamo dalla definizione di ambiente indoor
“L’ambiente indoor – spiega Mantovani – è un ecosistema complesso in cui hanno un ruolo i nostri comportamenti, il nostro status socio-economico, dove abitiamo, quali altri spazi frequentiamo. Hanno un ruolo molto importante i materiali da costruzione e gli arredi. L’ecosistema indoor coinvolge anche flora e fauna, questo non solo se godiamo della compagnia di pets, ma dobbiamo considerare anche una flora e una fauna di piccoli esseri viventi come microbi, acari e muffe. L’ambiente indoor è, nella sua complessità, una fonte di numerosi possibili fattori di rischio che sono modulati dalla qualità dell’ambiente stesso”.
Come gli inquinanti indoor influenzano e intervengono sulla nostra salute?
“Maggiore suscettibilità alle infezioni respiratorie – risponde Mantovani – facilitata da danni all’albero respiratorio. L’inquinamento indoor è veicolo importante di infezioni respiratorie anche in caso di epidemia e pandemia, cito il Covid-19 e legionellosi, giusto per fare due esempi. Inoltre, aumentato rischio di patologie croniche cardiorespiratorie, quindi con interessamento del sistema circolatorio che del sistema respiratorio. Rischio acclarato delle patologie connesse ad asma e ad allergie in generale. A questi si aggiunge, un fattore di assunzione sistemica di contaminanti presenti nelle polveri. I pediatri evidenziano un aumentato rischio di disturbi neurocomportamentali ove è certamente coinvolta anche la qualità in generale dell’ambiente indoor e l’aumentato rischio di disturbi metabolici tipo l’obesità. Nel 2024 è stata pubblicata una rassegna sistematica sulla letteratura internazionale che dice ‘attenzione ai tumori infantili e qualità dell’ambiente indoor.’ A tutto ciò si aggiunge l’esposizione a interferenti endocrini che danneggiano la fertilità come gli ftalati e i cancerogeni come la formaldeide. C’è ancora da studiare ed approfondire, ma non possiamo nasconderci dietro a delle incertezze che ci sono e vanno colmate: le evidenze scientifiche sono più che sufficienti per azioni di prevenzione primaria”.
Cosa sono i VOCs – Volatile Organic Compounds?
“Sono composti organici volatili presenti in colle, solventi e vernici – spiega Mantovani – inoltre, i VOCs vengono liberati da vapori di cottura. Comprendono sostanze preoccupanti come il benzene e la formaldeide che hanno origini diverse. Alcuni come, ad esempio, la formaldeide sono tipici di ambienti ed arredi che sono stati recentemente fabbricati o recentemente ridipinti. Vengono chiamati indistintamente VOCs perché sono caratterizzati da leggerezza, da grande volatilità e capacità di essere assorbiti principalmente, attraverso l’inalazione, con serie conseguenze: infatti sono fortemente irritanti e presentano un rischio cancerogeno”.
Nella prevenzione dei rischi per la salute legati all’inquinamento indoor che ruolo possono avere i medici di medicina generale?
“I medici di medicina generale – sottolinea Mantovani – sono i pilastri della prevenzione e sono i primi che devono intervenire in questa attività. Io vedo due aspetti molto importanti: il primo, essere a conoscenza delle linee guida per comportamenti responsabili e diffonderle: si tratta di pratiche, anche molto semplici, come, ad esempio, un uso molto moderato, il più limitato possibile di caminetti, stufe e candele profumate.
Inoltre, l’uso il più limitato e cauto possibile di insetticidi e disinfettanti, almeno leggendo le etichette; azioni banali che però spesso, non si fanno. Quindi, prima di tutto diffondere la corretta informazione basandosi su quei decaloghi e quelle linee guida che sono validate dalle strutture pubbliche del servizio sanitario nazionale.
Secondo: Il medico di medicina generale è una sentinella ambientale. Si discute ora come cogliere nell’anamnesi, informazioni indicative, sull’alimentazione e sull’ambiente di vita della persona e della famiglia secondo il moderno approccio ‘One Health’. Riguardo l’ambiente indoor ci sono fattori che determinano la qualità dell’ambiente. Quanto è umido? Quanto è riscaldato? Quanto è areato? Quanto è affollato? Presenza in casa di nuovi mobili o ristrutturazioni recenti, o ancora posizione dell’abitazione in contesti di inquinamento da traffico urbano; inoltre, uso di caminetti e cottura a legna.
Questi elementi esempi tratti dalla letteratura scientifica che potrebbero essere degli indicatori per patologie di tipo asmatico, infezioni e patologie respiratorie. Infine, non dobbiamo dimenticare patologie importanti che non ho citato. La Sensibilità chimica multipla e la Sindrome da edificio malato che, anche se ancora aspettano precise definizioni, tuttavia, creano sofferenza alla persona. Quindi, vedo il ruolo del medico di medicina generale nel diffondere corretta informazione e nell’introdurre elementi ambientali indoor nell’anamnesi”.
Il decalogo dell’Istituto Superiore di Sanità per migliorare la qualità dell’aria in casa
- Cambiare frequentemente l’aria in casa aprendo le finestre. Preferibilmente quelle più distanti dalle strade più trafficate. Tenere aperte le finestre mentre si cucina, pulisce, si lavare, si stira eccetera. Quando si cucina utilizzare anche la cappa. Ricordare che in assenza di un frequente ricambio di aria gli inquinanti si accumulano in casa, comportando possibili rischi per la salute nostra e per quella dei nostri bambini.
- Ricordare che il pulito non ha odore. Non eccedere con l’uso di prodotti per la pulizia come detergenti e detersivi, meglio non utilizzare deodoranti e diffusori di profumi, incensi e candele profumate.
- Non miscelare i prodotti di pulizia, in particolare quelli contenenti candeggina o ammoniaca, con sostanze acide come gli anticalcari. Prima di utilizzare i prodotti è necessario leggere le etichette, rispettare i consigli e le indicazioni presenti sulle confezioni, impiegare le quantità di prodotto raccomandate dai produttori e utilizzare i tappi dosatori per non eccedere con le quantità.
- Non fumare in casa né sigarette classiche né e-cig. Gli inquinanti chimici rilasciati dal fumo costituiscono un rischio per la salute, soprattutto dei bambini. Questi inquinanti rimangono su pareti, arredi, tende e tappezzerie per lunghi periodi.
- Far prendere aria gli abiti ritirati dalla lavanderia prima di riporli negli armadi.
- In presenza di mobili nuovi, cambiare con più frequenza l’aria.
- Limitare e non abusare di insetticidi, leggere attentamente le etichette e le avvertenze, e non soggiornare negli ambienti dopo l’utilizzo.
- Le piante non aiutano a ridurre l’inquinamento in casa.
- In caso di ristrutturazione o anche di semplice imbiancatura di pareti prediligere prodotti con livelli emissivi più bassi per gli inquinanti chimici e in ogni caso dopo la ristrutturazione arieggiare il più possibile.
- Se si hanno animali domestici rimuovere gli allergeni contenuti nelle polveri sui mobili abiti e biancheria. Passare regolarmente aspirapolvere e straccio umido sulle superfici, cambiare con maggiore frequenza l’aria negli ambienti.
Fonte, ISS, 2024