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Anziani

Invecchiamento e salute, arriva il Garante dei diritti degli anziani

  • Silvia Pogliaghi
  • Sanità

Secondo i più recenti dati Istat gli italiani con più di 65 anni sono 14 milioni e 358mila, ossia il 24,3% della popolazione totale. Basta questo dato a sottolineare l’urgenza di politiche mirate a gestire l’invecchiamento della popolazione e a promuovere la sostenibilità dei sistemi di assistenza socio-sanitaria.

Recentemente è stata istituita a Roma la figura del Garante per i diritti delle persone anziane e il primo incarico è stato affidato all’avvocata Laila Perciballi, che chiarisce quali sono i compiti affidati a questa nuova figura, anche in relazione alla sanità.

“Il mio compito – risponde Perciballi – è quello di affiancare l’amministrazione capitolina nel vigilare sull’applicazione delle leggi, specie quelle relative al diritto alla salute; perché senza la salute nessun altro diritto può essere esercitato. Il mio compito è dunque quello della promozione di interventi di invecchiamento attivo, di assistenza e cura, di domiciliarità e di prossimità. Inoltre, osservare i servizi erogati a tutela del benessere delle persone anziane nel rispetto dei loro diritti, tutelandoli dalle frodi mediante una capillare opera di informazione. È fondamentale anche introdurre tutti gli accorgimenti per evitare truffe e raggiri nella vita quotidiana e azionare strumenti di solidarietà, sussidiarietà e responsabilità per garantire un’esistenza dignitosa agli anziani, anche dal punto di vista patrimoniale, sociale, sanitario ed economico e aggiungerei, anche digitale”.

L’assistenza sanitaria e socio-sanitaria è di basilare importanza per le persone anziane. Quali discriminazioni possono subire le persone anziane in questo ambito?

“Uno dei tanti problemi degli anziani – ribadisce Perciballi – è la discriminazione rispetto all’età, e dunque, è necessario, modificare l’art. 3 della nostra Costituzione aggiungendo che: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di età oltre che ‘sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali’; del resto, al tempo dell’assemblea costituente, non c’era il problema della denatalità e non eravamo un popolo di anziani.

Nel mondo quattro anziani su dieci sono esclusi, per l’età, dalle cure migliori. Questo dato va sotto il termine di ‘ageismo’, termine che specifica la discriminazione degli anziani in ambito sanitario. Per questo motivo, quest’anno, è nata la Carta di Firenze, primo manifesto mondiale contro l’ageismo sanitario. È necessario dunque rimuovere le disuguaglianze nella salute, nella qualità della vita, nei bisogni di tutela e assistenza delle persone (anche anziane), nella mobilità, nelle infrastrutture, nelle reti digitali e nelle tecnologie”.

Quale ruolo può avere il medico di medicina generale nella difesa dei diritti delle persone anziane?

“Il medico di famiglia – ribadisce Perciballi – è una figura fondamentale perché è l’unico ad avere una profonda relazione con la persona anziana che conosce da sempre. Il medico di famiglia è quindi colui che può garantire l’accessibilità alla cure. Garantisce inoltre, la continuità della cura ed è fondamentale per realizzare una razionale e relazionale assistenza sanitaria e socio-sanitaria; ed è di particolare importanza per le patologie e i problemi cronici.

Il medico di medicina generale inoltre ha una visione olistica delle problematiche del paziente e crea (o dovrebbe creare) una relazione individuale, stabile, amicale e basata sulla fiducia con la persona anziana sua assistita. Solitamente, un medico di medicina generale assiste circa 1.500 persone: tra questi, gli anziani oltre i 60 anni sono circa il 17% con preponderanza di donne rispetto agli uomini; i pazienti affetti da ipertensione arteriosa e da diabete mellito (malattie prese ad esempio di problemi cronico-degenerativi ad alta prevalenza) sono calcolati con una prevalenza stimata del 12% e del 4%; i pazienti costretti a casa (per malattie o perché intrasportabili) per i quali è quindi richiesta un’assistenza domiciliare continuativa, sono circa il 2,6%.

Questi sono dati che indicano la grande rilevanza del medico di medicina generale a cui deve essere dato il giusto riconoscimento di immagine e di ruolo, anche rendendo più attrattiva questa professione, data la grande carenza nella nostra società, con grandi ripercussioni sulla salute e sulla sanità”.

Quali azioni potrebbe mettere in campo un futuro Garante nazionale dei diritti delle persone anziane?

“Penso che sia necessaria l’istituzione del Garante nazionale degli anziani; del resto, esiste l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza (AGIA) che vigila su 5 milioni di persone tra bambini e adolescenti, ed ancora l’Autorità Garante per i diritti delle persone private della libertà per la tutela di circa 61 mila detenuti. Ma non c’è un’Autorità Garante per le persone anziane nonostante siano più di 14 milioni.

Come Garante dei diritti delle persone Anziane di Roma cercherò di sensibilizzare il Governo per creare una commissione che prepari un iter per l’istituzione di un Garante nazionale degli anziani in grado di coordinare i garanti regionali

I compiti da svolgere sono tanti, dal raccogliere le segnalazioni presentate dai cittadini o dalle associazioni relative alle violazioni dei diritti ad assicurare che alle persone anziane siano erogate le prestazioni relative al diritto alla salute e al miglioramento della qualità della vita.

C’è poi il tema del rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali degli anziani, quali l’assistenza sanitaria e le prestazioni sociali, di cui all’articolo 117, secondo comma, lettera m, della Costituzione e quindi del controllo dei requisiti qualitativi dell’assistenza e dei servizi erogati agli anziani da strutture pubbliche e private; la vigilanza sull’assistenza prestata agli anziani ricoverati in strutture residenziali con la denuncia dei fatti configurabili come reati.

Il Garante quindi deve essere dotato di uffici, di poteri ispettivi e sanzionatori, affinché si possa tutelare gli anziani con i fatti e non solo con i “sacrosanti” principi. Insomma, l’istituzione del Garante nazionale è davvero un passo fondamentale per la concreta realizzazione dei diritti degli anziani e del loro benessere”.

Pogliaghi
Silvia Pogliaghi

Giornalista scientifica, specializzata su ICT in sanità.