
Steatosi epatica non alcolica, il possibile ruolo protettivo dei flavonoidi
La steatosi epatica non alcolica (NAFLD, acronimo dell’inglese non-alcoholic fatty liver disease) è una condizione caratterizzata dall’accumulo di grasso nel fegato (arrivando a interessarne fino al 5% del tessuto) in assenza di consumo di alcol. Negli ultimi 30 anni, la prevalenza della NAFLD è aumentata del 50%, e si stima interessi globalmente oltre il 32% della popolazione.
Viene considerata causa di elevata morbidità, dal momento che può evolvere in una forma più grave, come la steatoepatite non alcolica (NASH), e portare a fibrosi epatica, cirrosi fino all’insufficienza epatica e fallimento d’organo. Fattori come lo stile di vita sedentario e l’obesità influenzano il rischio di NAFLD, il che rende fondamentali, per la prevenzione e il trattamento della malattia, la perdita di peso, la salute cardiovascolare e lo stile di vita.
Uno studio analizza la relazione tra consumo di alimenti ricchi di flavonoidi e salute epatica
Una dieta a prevalenza vegetale, ricca di ortaggi, frutta e cereali integrali, è associata a benefici per la salute metabolica e cardiovascolare. Questo tipo di alimentazione permette un consistente apporto di flavonoidi, associati a una riduzione del rischio di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari, e che secondo alcuni studi sarebbero utili come componenti di una alimentazione di tipo mediterraneo per la riduzione del rischio di NAFLD.
In un recente studio pubblicato sulla rivista The American Journal of Clinical Nutrition, i ricercatori della Queen’s University di Belfast hanno esplorato l’impatto di una dieta ricca in flavonoidi sull’accumulo di grasso epatico ed esaminato la sua associazione con i markers di NAFLD. Per fare questo, è stata condotta una analisi prospettica di coorte utilizzando i dati raccolti per la ricerca UK Biobank, che include oltre 500.000 partecipanti dei quali vengono raccolte informazioni sulla salute, sulle caratteristiche sociodemografiche e sulle abitudini alimentari.
Le informazioni sulla dieta sono state raccolte tra il 2009 e il 2012 per mezzo di cinque diversi questionari; misurazioni aggiuntive sulla composizione corporea, ottenute tramite risonanza magnetica (MRI), sono state raccolte dal 2014 fino al termine dello studio.
La prima parte dello studio ha esaminato l’associazione tra l’assunzione di flavonoidi, misurata attraverso il “Flavodiet Score” (il punteggio cumulativo giornaliero di porzioni di alimenti ricchi di flavonoidi come tè, frutti di bosco, mele, cioccolato fondente e vino rosso), e l’incidenza di NAFLD. La seconda parte ha esplorato la correlazione tra l’assunzione di flavonoidi e i biomarcatori NAFLD (derivati dalla risonanza magnetica), come la steatosi epatica e il grasso epatico.
Per l’analisi statistica sono stati impiegati due modelli, uno aggiustato per età e sesso e un altro che teneva conto della possibile influenza di fattori come il fumo, l’attività fisica, l’indice di massa corporea (BMI), l’assunzione di alcol e il livello di istruzione. Inoltre, sono state condotte analisi di sensibilità per il consumo di tè e vino rosso, per escludere eventuali bias legati all’aumento del consumo di tali alimenti.
I flavonoidi sembrano avere un ruolo protettivo nei confronti dell’insorgenza di NAFLD
Nell’arco di un periodo di follow-up della durata di 10 anni si sono verificati 1.081 casi di NAFLD. I pazienti con un punteggio Flavodiet elevato avevano il 19% in meno di probabilità di sviluppare NAFLD, rispetto a quelli con un punteggio basso. In particolare, l’aumento del consumo di tè e mele era associato a una riduzione del rischio di NAFLD del 14% e del 22%, rispettivamente. Per altri alimenti ricchi di flavonoidi, come frutti di bosco o vino rosso, non sono state invece riscontrate associazioni significative.
Relativamente all’analisi con i biomarcatori, per i partecipanti con i punteggi più alti di Flavodiet score sono stai rilevati livelli di significativamente inferiori di infiammazione epatica e percentuali di grasso epatico, ad indicare che una alimentazione ricca di flavonoidi è associata a biomarcatori della salute del fegato.
Il “corrected T1” (cT1), un parametro derivato dalla risonanza magnetica utilizzato per valutare infiammazione e fibrosi epatica, ha mostrato una relazione inversa con l’assunzione di tè. Anche alimenti come cioccolato fondente e peperoni dolci sono risultati associati a livelli più bassi di grasso e infiammazione epatica, mentre uva e cipolle mostrano correlazioni con livelli più elevati di grasso epatico.
A confermare ulteriormente la complessità della valutazione dell’impatto dell’alimentazione sulla salute e nello stabilire relazione tra alimenti, è risultato infine che l’antocianina, una sostanza appartenente alla categoria dei flavonoidi, ha mostrato associazioni contrastanti con NAFLD, e risulta legata a più elevati livelli di grasso epatico e inferiori livelli di cT1.