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Malattie infettive, un appello per una campagna di educazione civica, sessuale e sanitaria

  • Alessandro Visca
  • Sanità

I contagi da clamidia, gonorrea, sifilide sono in aumento. Per l’HIV sono ancora troppe le diagnosi tardiveI contagi da clamidia, gonorrea, sifilide sono in aumento. Per l’HIV ancora troppe diagnosi tardive, vanno rafforzati gli screening per far emergere il sommerso dell’HCV. A fronte di questo quadro occorre mettere in campo gli strumenti dell’informazione, dell’educazione sanitaria e della profilassi.

Questo il messaggio che arriva del terzo incontro del progetto “La Sanità che vorrei…”, promosso dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in collaborazione con altre società scientifiche (in questa occasione AISF, SIMG, SIMaST, SIMSPe, SIPaD), associazioni di pazienti, rappresentanze della società civile e delle imprese, decisori politici, istituzioni.

Il professor Massimo Andreoni, direttore scientifico SIMIT, ha dichiarato:

I più giovani devono essere guidati sin dalla formazione scolastica verso uno stile di vita corretto e comportamenti virtuosi. Abbiamo gli strumenti per fare prevenzione: vaccini contro varie patologie, la PrEP contro l’HIV, le risorse per gli screening per l’Epatite C, grazie alle quali recentemente è stato possibile rilevare che in Italia vi erano 13mila persone positive inconsapevoli di avere l’infezione; è stato possibile avviarle al trattamento, eradicando il virus dal loro organismo ed evitando ulteriori contagi. L’auspicio è che i ministeri dialoghino con AIFA e ISS per una grande progettualità sulla prevenzione”.

Epatite C, screening e trattamenti per far emergere il sommerso

nella sessione scientifica dedicata a: “Focus Epatite C: ricerca del sommerso per l’eliminazione entro il 2030”, sono state evidenziate le diverse velocità delle regioni con cui proseguono gli screening per far emergere il sommerso dell’HCV. Oggi infatti grazie ai nuovi farmaci antivirali DAA è possibile eradicare il virus definitivamente, in poche settimane e senza effetti collaterali, ma resta un ampio numero di persone che è affetto dal virus inconsapevolmente. Per questo sono fondamentali i fondi statali stanziati nel 2020 e poi rinnovati per effettuare test nelle popolazioni speciali, come detenuti e persone con dipendenze, e nelle coorti d’età ’69-’89, dove ad oggi sono stati identificati oltre 2200 individui sani che non sapevano di aver contratto l’infezione.

Hiv e Infezioni Sessualmente Trasmesse, più informazione e test sul territorio

L’importanza degli screening è stato uno dei punti al centro anche della sessione “Focus HIV e IST: diagnosi tardive, nuove sfide dell’HIV e strumenti preventivi innovativi (PrEP Long Acting). L’aumento dei casi di IST e assenza di consapevolezza tra i giovani”. Le diagnosi tardive di HIV e l’aumento di infezioni da clamidia, sifilide, gonorrea, infatti, testimoniano la scarsa consapevolezza da parte della popolazione e dei giovani in particolare. Un limite importante, considerando che i nuovi trattamenti antiretrovirali permettono di cronicizzare l’HIV, rendendo la qualità e la durata della vita delle persone con l’infezione simile alla popolazione generale.

Un progetto significativo per l’offerta del test e del counselling direttamente in Pronto Soccorso è quello avviato presso il Policlinico Umberto I di Roma e l’Ospedale San Paolo di Milano. La prof.ssa Gabriella d’Ettorre, asssociato, Malattie Infettive, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ha spiegato:

L’obiettivo dello studio è aumentare il numero di diagnosi precoci mediante una rete di  stretta collaborazione tra infettivologi e medici del Pronto Soccorso. Il PS, infatti,  accoglie con maggiore frequenza soggetti con condizioni o patologie indicative di diagnosi di HIV. Nel 2022 l’83,9% delle nuove diagnosi di HIV è stata attribuita a rapporti sessuali, ma il dato che ha più ha allertato il mondo scientifico è stato l’incremento delle diagnosi di AIDS. Nel 2022, il 40,6% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV aveva un numero di linfociti T CD4 < di 200 cell/μL e quindi un maggiore rischio di sviluppare un’infezione opportunistica. Inoltre, le diagnosi fatte per iniziative di screening o campagne informative sono l’8,9% e quelle ottenute con accertamenti per altra patologia sono il 4,5%. Complessivamente, 12/821 partecipanti (1,46%) è risultato positivo per HIV: un risultato che conferma che inserire il test per la ricerca degli anticorpi anti HIV nel PS rappresenta una strategie per far emergere il sommerso”.

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Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.