Salute mentale dei giovani, occorre maggiore collaborazione tra i servizi
La prevalenza dei disturbi dell’umore e delle patologie psichiatriche nell’infanzia e nell’adolescenza negli ultimi anni è in aumento, anche a seguito di fenomeni globali come la pandemia, il cambiamento climatico e i conflitti armati. Secondo l’Organizzazione Mondiale della sanità il 20% dei minorenni è a rischio per tali disturbi, con un’età media all’esordio sempre più precoce, soprattutto per i disturbi del comportamento alimentare.
I servizi sanitari devono quindi affrontare la sfida, investendo maggiori risorse, ma soprattutto aumentando la collaborazione tra le diverse figure professionali: il pediatra, il medico di medicina generale, i servizi di assistenza psichiatrica.
Questo è lo scenario emerso dal convegno “Dall’età evolutiva all’età adulta: transizione e tutela della salute mentale – percorsi interdisciplinari e presa in carico” organizzato da Fondazione Onda ETS e SINPF – Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia, con il patrocinio diverse società scientifiche* e il contributo non condizionato di Otsuka Italia.
L’importanza di un approccio multidisciplinare e integrato
Per quanto riguarda l’Italia la spesa per la salute psichiatrica non supera il 3% del Fondo Sanitario, mentre in paesi come Germania e Francia va oltre il 10%. Nel nostro paese quindi la risposta a questi bisogni assistenziali appare carente a fronte delle risorse insufficienti.
Claudio Mencacci, co-presidente SINPF ha ricordato:
I primi impegni per le patologie mentali in età pediatrica e adolescenziale sono le strategie di prevenzione, screening e diagnosi precoce, secondariamente occorre garantire, nella transizione dai 15 ai 24 anni ,una continuità di cura in collaborazione con la psichiatria-neuropsichiatria-dipendenze e la transizione dal pediatra al medico di Medicina generale. Di fatto si rende necessario un approccio coordinato, multidisciplinare, integrato dei servizi, una comunicazione efficace e un reale e appropriato supporto alla famiglia. “
Il bonus non basta in assenza di una visione di sistema
“Le Società Scientifiche – continua Mencacci – condividono sempre più una visione comune e una unità di intenti, latita ancora la risposta istituzionale e l’assenza di un prioritario investimento in servizi e programmi di salute mentale a livello nazionale.” E aggiunge:
Purtroppo, continua a mancare una visione di insieme, sono stati facilitati interventi spot come il bonus psicologico o lo psicologo di base in assenza di una visione di sistema, di un coordinamento sinergico ed efficace come l’istituzione di una Agenzia Nazionale per la salute mentale che possa garantire equità e condivisione sul territorio nazionale al tempo della nuova autonomia differenziata. Un Paese che non investe sulla salute mentale dei giovani non potrà crescere, cambiare e credere nel futuro.”
Non lasciare cadere nel vuoto le richieste d’aiuto dei giovani
Francesca Merzagora, presidente Fondazione Onda ETS, ha sottolineato:
I giovani di oggi vivono un grande disagio, complice anche il ruolo della pandemia. Se da un lato, è fondamentale che esprimano a gran voce questo disagio in modo tale che i genitori vengano informati e si possa, di conseguenza, intervenire tempestivamente, dall’altro si deve garantire che il servizio di presa in carico sia efficace, non dispersivo e non lasci indietro nessuno. Al compimento della maggiore età, i giovani non si devono perdere all’interno del sistema proprio perché laddove sia ottenibile la guarigione, possono essere adottati interventi efficaci in grado di ridurre l’intensità, la durata dei sintomi e le conseguenze. Oltre a ciò, stigma e mancanza di informazioni nei confronti della malattia mentale contribuiscono al ritardo nell’inquadramento diagnostico.”
Una transizione critica tra i servizi di cura
La transizione tra i servizi di cura (pediatria, NPIA, psichiatria dipendenze), è stato detto nel convegno, è ancora complessa e critica. Solo per alcune patologie come autismo e disabilità intellettiva questo passaggio è più condiviso. Per molte altre condizioni cliniche la transizione alla psichiatria è molto più complessa e difficile tanto che oltre il 40% dei ragazzi bisognosi si perdono in questa fase di transizione con conseguenze spesso disastrose, fra le quali l’abuso di sostanze psicoattive a scopo di auto cura, l’abbandono scolastico, la marginalizzazione.
Indispensabile quindi il percorso di continuità assistenziale e di presa in carico, la creazione di equipe multidisciplinari e la collaborazione tra le diverse figure specialistiche che diventano cardine non solo della continuità ma dell’adeguatezza delle cure e dei trattamenti.
*SIP – Società Italiana di Pediatria, SINPIA – Società Italiana Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, SIP – Società Italiana di Psichiatria, SIMG – Società Italiana della Medicina generale e delle Cure primarie e FeDerSerD – Federazione Italiana degli Operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze