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HIV in Italia: 60% delle diagnosi ancora in ritardo

le diagnosi precoci permettono di utilizzare al meglio trattamenti sempre più efficaci e tollerabili. La ricerca italiana in primo piano nel panorama internazionale

Annamaria Cattelan, direttore UOC Malattie Infettive AOU Padova e co-presidente di ICAR, Italian Conference on AIDS and Antiviral Research, spiega quale ruolo può avere il medico di famiglia nella prevenzione dell’infezione da Hiv e nella gestione dei pazienti in terapia.

ICAR 2025 che si è svolto a Padova dal 21 al 23 maggio sotto l’egida della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali ha riunito 1.200 tra clinici, giovani ricercatori, infermieri, operatori sociali, volontari delle associazioni della Community che hanno affrontato le questioni più urgenti legati all’infezione da Hiv.

Nel 2024 in Italia il numero complessivo di persone con l’infezione da HIV è stimato intorno a 140mila, con prevalenza pari a 0,2 per 100 residenti (dati COA-ISS).

A fronte della disponibilità di terapie in grado di sopprimere la viremia fino a renderla non rilevabile e il virus non trasmissibile, rimane un problema di tempestività della diagnosi. Nell’ultimo decennio è aumentata la quota di diagnosi tardive (persone in fase clinicamente avanzata, con bassi CD4 o in AIDS): attualmente circa Il 60% delle diagnosi avviene in ritardo. Gli obiettivi indicati dagli esperti sono: maggiore utilizzo del test diagnostico, trattamenti rapidi, attenzione alla qualità di vita delle persone destinate a convivere con l’infezione, strategie per prevenire le comorbidità.

Su questo aspetto e su altre tematiche riguardano i pazienti con Hiv è importante anche il coinvolgimento dei medici di famiglia.

Trattamenti sempre più maneggevoli e tollerabili

Nel corso di ICAR 2025 sono stati presentati i risultati di diversi studi, condotti in Italia, che mostrano come i trattamenti più recenti permettano non solo di controllare l’infezione nel lungo periodo, ma anche di semplificare la vita quotidiana dei pazienti.

Al Policlinico Umberto I di Roma è stata testata la terapia in singola compressa a base di bictegravir/ emtricitabina/ tenofovir alafenamide che ha mostrato un’ottima efficacia a 144 settimane (quasi 3 anni) nel mantenere sotto controllo il virus anche in persone con più di 55 anni, spesso con più patologie e considerate più vulnerabili. Si è osservato un miglioramento del sistema immunitario e un buon profilo metabolico, con un controllo virale stabile nel 93% dei partecipanti, e nessuna tossicità rilevante.

La coorte Odoacre, una rete di centri italiani che seguono migliaia di pazienti in modo coordinato, ha utilizzato la terapia a due farmaci dolutegravir/ lamivudina (DTG+3TC). Lo studio, su oltre 2.500 persone con HIV, ha analizzato l’efficacia e la tollerabilità del regime in una popolazione reale, con un’età mediana di 55 anni. Dopo dieci anni di follow-up, oltre il 90% dei pazienti mantiene il controllo del virus, senza mutazioni che causano resistenza ai farmaci stessi. La terapia è ben tollerata, con pochissimi abbandoni per effetti collaterali, e ha anche benefici sul profilo metabolico, con miglioramenti nei livelli di colesterolo e insulino-resistenza.

Un terzo studio, ad opera di specialisti afferenti all’Università Bicocca e all’Ospedale Niguarda di Milano, ha esplorato una frontiera più recente: la terapia iniettabile a lunga durata (long-acting), a base di cabotegravir e rilpivirina. Questa strategia, che prevede un’iniezione ogni due mesi, è stata testata in persone con HIV con carica virale ancora rilevabile a causa di scarsa aderenza alla terapia orale quotidiana. Anche in questo contesto difficile, oltre il 75% dei partecipanti ha raggiunto la soppressione virale, dimostrando che la terapia long-acting può essere un’opzione valida anche nei pazienti più fragili o discontinui nel trattamento

La cooperazione internazionale e i rischi per i tagli ai fondi degli Stati Uniti

A ICAR 2025 sono stati presentati anche gli aggiornamenti su progetti di ricerca e assistenza che all’estero che vedono coinvolti ricercatori italiani. In Tanzania il progetto quinquennale coordinato da Medici con l’Africa CUAMM, presentato a ICAR dalla dott.ssa Giulia Martelli, dimostra l’efficacia di un modello di cura basato sulla comunità per migliorare l’accesso ai test HIV e alla terapia, con oltre 330mila test eseguiti e più del 90% dei pazienti con viremia soppressa. Risultati particolarmente rilevanti sono stati ottenuti anche nella prevenzione della trasmissione del virus da madre a figlio, grazie a un’adesione quasi totale ai programmi di trattamento nelle donne in gravidanza.

In Mozambico, il prof. Francesco Castelli ha guidato uno studio dell’Università di Brescia volto a migliorare l’uso degli antibiotici nei pazienti con febbre non malarica. L’introduzione di semplici test diagnostici ha permesso di ridurre del 15% l’uso improprio di antibiotici, senza compromettere gli esiti clinici. Lo stesso studio ha anche offerto nuovi dati sulla diffusione di infezioni da virus come Zika in contesti rurali africani.

I risultati conseguiti sia a livello nazionale che nella cooperazione internazionale, sottolineano gli esperti,  potrebbero subire un duro colpo dalle decisioni dell’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump relative ai tagli del personale delle agenzie governative sanitarie e ai tagli alla ricerca.

il professor Stefano Rusconi, co-presidente di ICAR 2025 e direttore UO Malattie Infettive dell’Ospedale di Legnano (MI) afferma:

l’attuale situazione ha le sue ricadute sulla ricerca infettivologica. Gli scienziati delle agenzie federali statunitensi vedono ridotti i budget a loro disposizione. Inoltre, il congelamento di fondi a programmi di ricerca sull’HIV come PEPFAR o USAID avranno conseguenze soprattutto nei Paesi più poveri: questo potrebbe comportare allarmanti passi indietro nella lotta alla pandemia da HIV in Africa, mettendo in discussione i risultati raggiunti finora e compromettendo le prospettive future”.

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alessandro visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.

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