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Ortoressia, quando la ricerca del cibo sano diventa patologica

L’attenzione alla qualità del cibo e al controllo del peso corporeo sono ormai diventati un fenomeno di massa. Un dato culturale certamente positivo considerando l’epidemia di obesità che riguarda i paesi sviluppati e che ha un ruolo fondamentale nello sviluppo di gravi patologie croniche come diabete, sindrome metaboliche e malattie cardiovascolari.

Tuttavia, questa svolta epocale nell’approccio all’alimentazione comporta anche dei rischi, legati a informazioni non corrette, convinzioni diffuse senza alcun fondamento scientifico e comportamenti ossessivi che possono diventare veri e propri disordini alimentari.

Nell’ultimo meeting annuale dell’American Psychiatric Society si è discussa la possibilità di introdurre nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder) l’ortoressia nervosa come disordine alimentare con una diagnosi autonoma o come variante dell’anoressia o dell’ARFID disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo già introdotto nel DSM nel 2013.

Il termine “orthoressia nervosa” è stato introdotto in letteratura nel 1997, per identificare il disturbo di chi ha un’ossessione incessante per il proprio regime alimentare e una preoccupazione eccessiva sulla qualità e il contenuto dei prodotti alimentari. Gli psichiatri americani definiscono questa patologia come un intenso desiderio di massimizzare la propria salute fisica, che porta le persone a sviluppare diete estremamente restrittive a causa della rigida astensione da alimenti considerati “malsani”. Questo estremismo alimentare può portare a gravi complicazioni mediche simili a quelle osservate nell’anoressia nervosa. I pazienti inoltre trascorrono una quantità eccessiva di tempo per documentarsi e impegnarsi nella preparazione degli alimenti, arrivando all’isolamento sociale e a una scarsa qualità della vita.

La crescita dei casi di ortoressia che arrivano all’osservazione dei medici è confermata anche da esperti italiani. In una recente intervista all’Ansa, Ezio Camillo Di Flaviano, primario del reparto di Riabilitazione alimentare del Policlinico di Abano Terme (Padova) ha affermato che questo nuovo disturbo “sembra molto diffuso, soprattutto in alcune aree geografiche e si attesterebbe intorno al 15 per cento dei disturbi alimentari in generale in aree come Firenze, Roma, Milano.”

 

Stai andando verso l’ortoressia ?

NEDA, National Eating Disorders Association ha proposto una serie di domande per capire se un paziente sta arrivando a una condizione di ortoressia nervosa. Il numero di risposte affermative indica la maggiore probabilità che si stia combattendo contro una tendenza all’ortoressia.

  • Vorresti ogni tanto mangiare senza preoccuparti della qualità del cibo?
  • Hai mai desiderato di dedicare meno tempo al cibo e più tempo alla vita e alle tue relazioni?
  • Ti sembra che vada al di là delle tue possibilità mangiare un pasto preparato con amore da qualcun altro anziché cercare di controllare sempre ciò che ti viene servito?
  • Sei costantemente alla ricerca dei diversi modi in cui i cibi ti possono far male?
  • Tendi a mettere da parte l’amore, la gioia, il gioco e la creatività per seguire la dieta perfetta?
  • Ti senti in colpa quando ti allontani dalla tua dieta?
  • Senti che è tutto sotto controllo quando ti attieni alla dieta “corretta”?
  • Ti sei messo su un piedistallo e ti chiedi come possano gli altri mangiare ciò che mangiano?

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.