Tumore del polmone, dal profilo genetico nuove prospettive di cura
L’identificazione del profilo genetico del tumore e l’utilizzo di terapie a bersaglio molecolare hanno creato approcci nuovi alla malattia oncologica. Particolarmente significativi gli sviluppi che riguardano il tumore del polmone una delle più temibili patologie oncologiche, che in Italia fa registrare 35mila nuovi casi all’anno.
Un incontro tra alcuni dei maggiori esperti italiani ha fatto il punto sull’impiego di crizotinib, inibitore orale mirato al recettore della tirosin chinasi, che ha dato risultati superiori alla chemioterapia nella cura del tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) ALK-positivo.
Si tratta di una patologia caratterizzata da un’alterazione a carico del gene ALK, riscontrabile nel 3-5% dei pazienti con cancro al polmone, ma che arriva al 20-25% dei casi nella sottopopolazione dei pazienti giovani (sotto i 50 anni) e non fumatori.
Lo studio PROFILE ha dimostrato che crizotinib riduce il rischio di progressione della malattia del 55% con un tasso di risposta del 75% rispetto al 45% della chemioterapia.
“La disponibilità anche in Italia di crizotinib in prima linea – spiega Lucio Crinò, oncologo presso l’Istituto Scientifico Oncologico Romagnolo IRCCS di Meldola e Professore Straordinario di Oncologia all’Università degli Studi di Perugia – permette di avviare sin dall’inizio un trattamento precisamente mirato al bersaglio molecolare che caratterizza la malattia. Inoltre crizotinib ha dimostrato un profilo di tollerabilità migliore rispetto alla chemioterapia, con minori effetti collaterali e una maggiore durata di risposta, assicurando ai pazienti una migliore qualità di vita.”
Il presupposto per applicare tempestivamente ed efficamente la terapia è un test molecolare in grado di identificare l’alterazione genetica specifica coinvolta nella crescita del tumore.
L’accesso a questi esami, secondo gli esperti, è oggi ancora insufficiente e non garantito in modo uniforme sul territorio nazionale.
“Per garantire l’accesso dei pazienti ai test biomolecolari richiesti per l’utilizzo di farmaci biomolecolari già registrati dall’Aifa – afferma Carmine Pinto Presidente nazionale dell’AIOM (Associzione Italiana Oncologia Medica) – , l’Aiom e la Società Italiana di Anatomia Patologica (Siapec-Iap) da circa 10 anni sono impegnate nella formazione, nella produzione di raccomandazioni cliniche e metodologiche e in programmi di controlli di qualità dei laboratori a livello nazionale per ottenere dei test validati e effettuati con tempistiche e metodologie adeguate. In alcune aree del nostro Paese – aggiunge Pinto – permangono criticità di tipo organizzativo e tecnico, dovute principalmente all’assenza di reti oncologiche regionali funzionanti e di PDTA strutturati.”