Attacco di cuore, le donne aspettano troppo a chiedere aiuto
La cardiopatia ischemica è la principale causa di morte nei paesi occidentali sia per gli uomini che per le donne. Nelle donne le ischemie tendono a manifestarsi in media 8-10 anni più tardi che per gli uomini e con sintomi differenti.
Diversi studi hanno rilevato in passato una tendenza dei medici a sottovalutare i sintomi dell’attacco di cuore nelle pazienti donne, sulla base del pregiudizio che la patologia colpisse soprattutto gli uomini. Un nuovo studio pubblicato sull’European Heart Journal: Acute Cardiovascular Care, pubblicazione dell’European Society of Cardiology (ESC) evidenza un altro aspetto: le donne con un attacco di cuore aspettano più tempo rispetto agli uomini a chiedere soccorso. Le cause principali, secondo gli autori dello studio, sono la convinzione che si tratti più di un problema maschile e il fatto che i sintomi più conosciuti dell’infarto sono dolore al petto e al braccio sinistro. In realtà, nelle donne il dolore è più spesso localizzato alla schiena, sulle spalle o allo stomaco.
Lo studio, condotto al Triemli Hospital di Zurigo, uno dei più importanti centri svizzeri di cardiologia interventistica, ha preso in considerazione 4.360 pazienti (967 donne e 3.393 uomini) con infarto miocardico acuto tra il 2000 e il 2016.
Durante il periodo di 16 anni, lo studio ha rilevato una riduzione costante del tempo trascorso tra il ricovero e l’applicazione di uno stent, uguale per donne e uomini. Tuttavia, è risultato che le donne aspettano circa 37 minuti in più rispetto agli uomini prima di contattare i servizi medici.
“Le donne che hanno un attacco cardiaco sembrano essere meno propense degli uomini ad attribuire i loro sintomi a una condizione che richiede un trattamento urgente”, ha detto Matthias Meyer, cardiologo del Triemli, primo autore dello studio.
La mortalità intraospedaliera è risultata significativamente più alta nelle donne (5,9%) rispetto agli uomini (4,5%) durante il periodo di studio. Tuttavia, dopo la correzione statistica per i diversi fattori di rischio il ritardo nelle cure non è risultato il fattore decisivo per la mortalità.
“Ma sappiamo da studi precedenti – precisa Meyer – che i ritardi predicono la mortalità a lungo termine. ” E aggiunge: “Ogni minuto conta quando si ha un attacco di cuore. Bisogna fare attenzione a disturbi da moderati a gravi, tra cui dolore al petto, alla gola, al collo, alla schiena, allo stomaco o alle spalle che durano per più di 15 minuti. Spesso sono accompagnate da nausea, sudore freddo, debolezza, mancanza di respiro e senso di paura. “