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oncoematologia

Tumori del sangue, nuove speranze anche per i casi resistenti

Il congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH) è il più grande appuntamento mondiale per la specialità. L’edizione di quest’anno si è svolta a San Diego è ha visto la partecipazione di ben 27mila medici da tutto il mondo con la presentazione di più di 3mila studi.

Vista l’importanza e le dimensioni di questa grande kermesse scientifica gli ematologi italiani organizzano un evento successivo, un incontro “post-ASH”, che quest’anno è giunto alla dodicesima edizione, per fare il punto sulle principali novità emerse dal congresso americano.

Il Post San Diego 2018 si è svolto a Bologna dal 14 al 16 febbraio e ha visto la partecipazione di più di 700 ematologi, che hanno discusso sullo stato dell’arte e le principali novità terapeutiche nell’ampio panorama delle patologie del sangue oncologiche e non.

Di seguito una rassegna dei principali argomenti trattati.

CAR-T cell, una terapia dalle grandi potenzialità

Una delle più interessanti novità emerse dall’incontro di San Diego è la tecnica chiamata CAR-T, una promettente strategia di cura che potrebbe rivoluzionare il decorso e la prognosi di molte neoplasie maligne.

“CAR-T – spiega Paolo Corradini, presidente della Società Italiana di Ematologia e direttore della Divisione di Ematologia Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori Università degli Studi di Milano – è un’immunoterapia che utilizza particolari globuli bianchi, i linfociti T, ingegnerizzati per attivare il sistema immunitario contro le cellule tumorali. I linfociti T del paziente vengono prelevati e successivamente geneticamente modificati in laboratorio: quando vengono restituiti al paziente entrano nel circolo sanguigno e sono in grado di riconoscere le cellule tumorali e di eliminarle attraverso l’attivazione della risposta immunitaria”.

“Dall’ASH 2018 – prosegue Corradini – viene la conferma dell’attività delle CAR-T nei linfomi ad alto grado e che il controllo della malattia dura anche dopo due anni di follow-up senza necessità di fare ulteriori trattamenti. Altre importanti novità sono arrivate dall’utilizzo delle CAR-T nel mieloma multiplo con malattia ricaduta e refrattaria, dove hanno mostrato importanti segni di efficacia. Inoltre, sono stati presentati dati incoraggianti sull’utilizzo di CAR-T in altri ambiti quali linfoma di Hodgkin, linfoma anaplastico e leucemia linfatica cronica, su cui sono in corso studi clinici. Altre novità arrivano dal possibile utilizzo delle CAR-T in associazioni ad altri farmaci che ne potenziano l’attività e talora riducono gli effetti collaterali.”

Linfomi, nuove combinazioni di farmaci

Il linfoma, (Hodgkin e non Hodgkin), è la più frequente neoplasia ematologica e il sistema epidemiologico americano (SEER) prevede che nel 2030 rappresenterà la quarta neoplasia più frequente in assoluto.

“Per quanto riguarda l’approccio terapeutico – spiega Pier Luigi Zinzani, coordinatore del Post San Diego 2018 e Professore Ordinario di Ematologia, Istituto di Ematologia “L. e A. Seràgnoli” dell’Università degli Studi di Bologna – negli ultimi 20 anni lo scenario si è rapidamente modificato passando dalla convenzionale chemioterapia al concetto di terapia combinata con l’introduzione della chemioimmunoterapia. In questo ambito ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale l’anticorpo anti-CD20 (rituximab). Gli anticorpi monoclonali, inoltre, hanno dato buoni risultati anche nel linfoma di Hodgkin, nei linfomi di derivazione T-linfocitaria, nel linfoma primitivo del mediastino, nel linfoma mantellare e nei linfomi follicolari. Il nuovo approccio terapeutico rappresentato dalle CAR-T ha dato una svolta fondamentale nell’ambito dei linfomi diffusi a grandi cellule, come è emerso anche all’ASH 2018. Al congresso di San Diego sono stati presentati anche i risultati delle terapie per il linfoma di Hodgkin con un anticorpo “drug conjugate” [cioè collegato a un farmaco biologicamente attivo] anti-CD25 e la combinazione a tre farmaci con anticorpi monoclonali. Anche nell’ambito degli altri linfomi le combinazioni tra chemio terapie e immunoterapia con anticorpi monoclonali si sono mostrate efficaci”.

Leucemie, nuovi farmaci a bersaglio molecolare intracellulare

La leucemia linfoblastica acuta è il tumore più frequente nell’età pediatrica e colpisce in Italia circa 600 persone all’anno, mentre i casi di leucemia mieloide sono più di 4.500 ogni anno.

“Le novità presentate all’ASH afferma Fabrizio Pane, Professore Ordinario di Ematologia Università Federico II di Napoli e Direttore U.O. Ematologia e Trapianti di Midollo Azienda Ospedaliero Universitaria Federico II di Napoli. riguardano per la leucemia mieloide farmaci a bersaglio molecolare intracellulare”. Per la leucemia linfoide invece la fanno da padrone le immunoterapie. “Sono terapie basate su anticorpi monoclonali recentemente modificati rispetto a quelli già utilizzati in passato in modo da aumentarne l’efficienza. Numerosi studi – prosegue Pane – sono stati inoltre presentati sulle tecniche di immunoterapia attiva che utilizza linfociti del paziente che sono modificati nella loro specificità antigenica e in grado di riconoscere antigeni espressi sulle cellule leucemiche (CAR-T). Hanno un’efficacia molto elevata anche in malati plurirefrattari a tutte le altre terapie. L’aspettativa di sopravvivenza con terapia intensiva e anticorpi monoclonali è superiore al 50%”.

Leucemia linfatica cronica, nuove combinazioni di farmaci

La leucemia linfatica cronica (LLC) è un tumore a lenta crescita del quale non si conoscono ancora le cause. Colpisce ogni anno una persona su centomila, in particolare sopra i 65 anni. Oggi le terapie sono in grado di prolungare il periodo libero di malattia e la sopravvivenza.

“Negli ultimi 5 anni la terapia della LLC è andata incontro a una vera e propria rivoluzione grazie all’introduzione di farmaci biologici mirati a bloccare i meccanismi molecolari di crescita dei linfociti B”, spiega Umberto Vitolo, Direttore S.C. Ematologia Dipartimento di Oncologia ed Ematologia A.O. Città della Salute e della Scienza di Torino. “L’efficacia e la bassa tossicità di queste terapie in pazienti già trattati ha portato a studi con questi farmaci in prima linea per delineare un trattamento con una durata fissa nel tempo che punti ad ottenere una remissione più profonda con un miglioramento della qualità di vita del paziente. All’ASH sono stati presentati numerosi studi sulla LLC volti a valutare differenti combinazioni di nuovi farmaci sia in prima linea sia nei pazienti con ricadute. L’obiettivo è migliorare l’efficacia del trattamento e possibilmente sospenderlo.”

Mieloma multiplo, nuove terapie migliorano la sopravvivenza

L’incidenza media della malattia è di circa 8.7 casi per 100.000 abitant, più del 70% dei casi riguarda persone con più di 65 anni d’età. Il mieloma è ancora considerato una malattia inguaribile, ma negli ultimi due decenni si è passati da una sopravvivenza media di poco superiore ai 2 anni a medie vicine ai 7, anche nelle fasce di età avanzate.

“All’ASH 2018 di San Diego sono stati presentati risultati molto interessanti, in termini di miglioramento della sopravvivenza libera da malattia, della terapia con un anticorpo monoclonale in associazione ai farmaci classici testati in prima linea di terapia in pazienti non candidabili al trapianto”, annuncia Giovanni Pizzolo, già professore ordinario di Ematologia dell’Università di Verona e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ematologia e del Dipartimento Medico Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. “I risultati di numerose nuove combinazioni di farmaci innovativi di 2° e 3° generazione, utilizzati sia in prima linea sia in pazienti ricaduti o refrattari, hanno permesso di carpire preziose informazioni per identificare i profili molecolari associati alla scomparsa del residuo minimo di malattia, da cui dipende poi la prognosi di ciascun paziente. Anche i trattamenti con la tecnica CAR-T sono risultati sorprendentemente efficaci in pazienti pluritrattati e non più controllabili con altri farmaci”.

Sindromi Mieloproliferative Croniche, nuovi metodi diagnostici e nuovi farmaci

Le Sindromi Mieloproliferative Croniche (MPN) sono un gruppo di malattie clonali che si sviluppano nelle cellule staminali ematopoietiche e comprendono la Policitemia Vera (PV), la Trombocitemia essenziale (TE), la Mielofibrosi (PMF).

“Per queste malattie sono stati presentati studi sui nuovi metodi e criteri di diagnosi e prognosi” spiega Angelo Michele Carella, coordinatore del Post San Diego e già Direttore di Ematologia e Centro Trapianti di Midollo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino di Genova. “I trattamenti, in particolare per la mielofibrosi, prevedono l’uso di inibitori per bloccare quelle proteine mutate alla base delle malattie”.

 

 

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.