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Covid-19 e personale sanitario, dopo l’emergenza il rischio burnout

Superata la fase più critica dell’emergenza coronavirus negli operatori sanitari impegnati possono manifestarsi i segni del carico emotivo troppo intenso e prolungato nel tempo, con un aumento di sindromi psicosomatiche, disagio psicologico, ansia e depressione. Un progetto dell’Istituto Nazionale di Bioetica per ottenere supporto psicologico.

Dopo l’emergenza il rischio burnout

Gli operatori sanitari sono ormai oltre la percezione della tragedia, hanno preso coscienza della realtà, e stanno entrando nella fase del burnout. Peraltro, molti operatori già da tempo soffrivano di tale sindrome.

Anche la salute mentale, non solo quella fisica, è a rischio a causa della pandemia di coronavirus. Lo rileva Devora Kestel, direttrice del dipartimento salute mentale dell’Oms presentando un rapporto all’ONU sul tema. Anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha lanciato un Policy Brief per dare impulso alle azioni globali per la Salute Mentale nel corso della pandemia da coronavirus.

Come maratoneti

Calzante può essere l’immagine del “maratoneta” che deve affrontare un lungo percorso, con momenti di stanchezza, alternati ad altri in cui deve mantenere un ritmo più costante, per poter raggiungere la meta: la fine dell’emergenza.

E al termine del percorso si abbatte. Dovrà essere aiutato a recuperare risorse ed energie. Gli operatori sanitari necessitano di un rapido adattamento ed è perciò importante saper “dosare” le risorse. È ancora presente un forte carico emotivo. Anche se sembra diminuita l’ansia, si evidenziano momenti di panico, momenti acuti di stress, crisi di sconforto con pianto.

Emerge la paura, uno stato di tensione interna, di timore associato a una sensazione di pericolo, peraltro reale. È  doveroso mettere in atto tutti gli accorgimenti indispensabili per difendersi dall’infezione, con la massima attenzione, anche e soprattutto nelle successive fasi, dopo l’emergenza.

Un effetto probabile della pandemia che già comincia a manifestarsi anche tra gli operatori sanitari, è costituito da un aumento di sindromi psicosomatiche, disagio psicologico, ansia e depressione. Si sta imparando insieme ad affrontare la situazione, accrescendo il proprio senso di dignità.

Gli operatori sanitari hanno dimostrato, nella relazione con le persone malate, benevolenza, comprensione, compartecipazione e condivisione. Attraverso la “mascherina” si comunica con gli occhi, con la forza dello sguardo, per far giungere messaggi di rassicurazione.

Nonostante la capacità intrinseca di recuperare energie e vitalità, ci sono operatori sanitari ormai logorati dallo stress, reazione fisiologica adattiva che può però assumere un significato patologico, se prodotto in modo troppo intenso e per lunghi periodi.

Stress e Burnout sono fenomeni collegati lungo un continuum e partono da comportamenti che elicitano reazioni di stress, per trasformarsi in una serie di sintomi di deterioramento delle capacità di recupero.

Un coinvolgimento emotivo troppo intenso e prolungato nel tempo produce disturbi psicosomatici e potrebbe anche, di conseguenza, influire sul sistema immunitario.

Come intervenire

Come intervenire nell’immediato, anche quando percepiamo che ci stiamo allontanando dalla situazione di equilibrio?

Possiamo recuperare energie e risorse che nel presente sono assopite, dissociate dalla situazione problematica che stiamo vivendo, chiedendo aiuto e sostegno psicologico. Tale supporto dovrà essere garantito al personale sanitario che sta vivendo questa esperienza lavorativa, in una condizione a rischio per la propria integrità fisica e psichica.

L’attuale situazione, peraltro non controllabile dalla volontà del soggetto, può degenerare in un “disturbo post-traumatico da stress”.

Il progetto Spazio Etico

Un intervento proposto dall’IIB (Istituto Italiano di Bioetica) in collaborazione con la CISL Medici  Lombardia, è il progetto “Spazio Etico”, un laboratorio di discussione tra professionisti riservato alle figure sanitarie, in presenza di persone professionalmente competenti. In tale contesto, si possano rielaborare i vissuti degli operatori in piena libertà espressiva, in funzione del loro benessere, così da costituire un valido aiuto per fronteggiare e contenere lo stress lavorativo.

Non dovrà essere tralasciata la necessità di ristoro psicofisico, mediante l’usufrutto di un congruo periodo di ferie. Questa condizione, non concessa ai medici, durante il periodo di emergenza, va ripristinata con urgenza per tutti coloro che sono stati particolarmente impegnati in prima linea .

Silvana Cagiada

Psicologa clinica, psicoterapeuta – IIB (Istituto Italiano di Bioetica) – SIMP (Società Italiana di Medicina Psicosomatica) - Segreteria Regionale CISL Medici Lombardia