Covid-19, il videoconsulto può aiutare i medici?
La rapida diffusione del COVID-19 e il fatto che l’ambulatorio medico possa essere un luogo a rischio per la diffusione del contagio ha fatto nascere un nuovo interesse sulla medicina a distanza e in particolare sul video-consulto, che mette in comunicazione medico e paziente senza contatto fisico.
Se ne parla in un editoriale pubblicato sul British Medical Journal e firmato da Trisha Greenhalgh e colleghi del Nuffield Department of Primary Care Health Sciences, Università di Oxford (UK).
Il video consulto può aiutare nella crisi attuale?
Gli autori dell’editoriale ricordano che il videoconsulto è già stato sperimentato con successo nella medicina digitale e si chiedono come questa modalità possa essere utilizzata nella attuale crisi causata dal nuovo coronavirus.
Diversi trial hanno dimostrato che questa modalità di visita può ottenere un alto grado di gradimento da parte dei pazienti e dei medici e non si discosta dalle visite tradizionali nei risultati clinici.
Tuttavia finora la modalità è stata sperimentata in gruppi di pazienti selezionati, stabili e con patologie croniche. Nel caso di COVID-19 si tratta invece di infezioni acute, potenzialmente gravi.
L’introduzione di visite via video è un cambiamento complesso che modifica pratiche consolidate. Alcuni medici esprimono preoccupazioni in merito alla qualità tecnica e clinica, alla privacy, alla sicurezza e alla responsabilità (ad esempio, in relazione ad un eventuale contenzioso legale) Che siano giustificate o meno, queste riserve possono costituire un ostacolo all’ampliamento dell’uso della visita a distanza.
Le situazioni in cui si può utilizzare il video-consulto
Non tutte le situazioni cliniche, secondo gli autori dell’editoriale, sono appropriate per le consultazioni video. Per i medici che si autoisolano, il video è sicuramente appropriato. Per i pazienti che voglio chiarimenti su COVID-19, il video potrebbe essere utile per le persone con ansia acuta (per le quali una consultazione video può essere più rassicurante di una telefonata), quelle con sintomi lievi e sospetto coronavirus (per cui possono essere utili segnali visivi) e quelli con sintomi più gravi (quando una consultazione video può ridurre la necessità di visitare un paziente potenzialmente contagioso).
I pazienti in cerca di consigli generali, suggeriscono gli autori, potrebbero essere indirizzati a un sito Web o a un messaggio telefonico registrato. La video consultazione potrebbe rappresentare un compromesso tra stare a casa e venire in ambulatorio, ad esempio in pazienti anziani fragili o in pazienti immunodepressi.
Altri tipi di consultazioni per le quali un incontro video potrebbe evitare una visita di persona includono la gestione delle malattie croniche, consulenza o altre terapie narrative, appuntamenti amministrativi, il monitoraggio di alcune terapie farmacologiche e triage quando il telefono è insufficiente.
È improbabile che la consulenza video a domicilio dei pazienti sia appropriata per i pazienti gravemente malati, quando un esame o una procedura fisica completa non può essere rinviata o quando le comorbidità (ad esempio, la confusione del paziente) influenzano la capacità del paziente di utilizzare la tecnologia (a meno che i parenti non siano a portata di mano per aiutare ).
I problemi da superare
Il video, secondo gli autori di questo editoriale, dovrebbe integrare, non sostituire, il telefono. Può far parte di una più ampia strategia di assistenza remota applicabile anche a COVID-19 che include triage automatizzato, isolamento di pazienti potenzialmente contagiosi all’interno delle strutture di cura e monitoraggio delle unità di terapia intensiva.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, gli autori segnalano l’esistenza di software specifici progettati per gestire i flussi di lavoro dell’ambulatorio (per esempio, fornendo una sala d’attesa virtuale) che hanno contribuito a rendere le consultazioni video un’opzione più semplice e praticabile. Tuttavia, le consultazioni video vengono spesso effettuate utilizzando piattaforme progettate per le videoconferenze, che possono richiedere download di software che violano le politiche locali di governance delle informazioni.
Gli autori sottolineano che il cambiamento non è semplicemente tecnologico, occorre introdurre importanti cambiamenti in un sistema complesso . Il processo di implementazione sarà probabilmente difficile e dispendioso in termini di risorse. Per avere successo dovrà vedere la convinta collaborazione di istituzioni sanitarie e rappresentanti delle organizzazioni dei medici.