Obesità, arriva la molecola che blocca il desiderio di abbuffarsi
Il Binge Eating Disorder (BED), il desiderio incontrollabile di abbuffarsi di cibo, è uno dei disturbi alimentari più comuni, che si associa spesso alla depressione e può portare alle forme più gravi di obesità. Per curare questo disturbo oggi si usano soprattutto farmaci antidepressivi. Gli importanti risultati ottenuti in laboratorio da un team di ricercatori italiani possono aprire la strada a un nuovo farmaco specifico in grado di intervenire sui mecanismi che spingono a questo comportamento anomalo
La ricerca del Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia V. Erspamer della Sapienza (coordinato da Silvana Gaetani) e della Scuola di Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute dell’Università di Camerino (coordinato da Carlo Cifani) ha identificato in una molecola, l’oleoiletanolamide, ha verificato la capacità di una molecola l’oleoiletanolamide, ( OEA) di inviare al cervello il segnale di regolare il metabolismo, soprattutto quello dei grassi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Neuropsychopharmacology.
“Oggi sappiamo – spiegano Adele Romano dell’Università Sapienza di Roma e Maria Vittoria Micioni Di Bonaventura dell’Università di Camerino – che l’OEA è in grado di prevenire lo sviluppo di un comportamento alimentare anomalo, di tipo binge, e agisce modulando l’attività di circuiti cerebrali che rispondono alle proprietà piacevoli del cibo e/o all’esposizione a una condizione stressante”.
“Le prove scientifiche che abbiamo fornito – aggiunge Silvana Gaetani – sono state ottenute in un modello sperimentale di BED, sviluppato dal team di Carlo Cifani, e sebbene debbano essere confermate in pazienti affetti da BED, fanno ben sperare che l’OEA possa essere effettivamente un nuovo potenziale alleato per la prevenzione o la cura dei disturbi del comportamento alimentare”.