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Pazienti reumatici, troppa burocrazia. Lettera ai ministri Speranza e Catalfo

I rappresentanti delle associazioni dei pazienti reumatici italiani denunciano: “Problemi burocratici stanno rendendo difficile la vita di molti pazienti e cittadini. Stiamo registrando numerose segnalazioni in merito alla difficoltà, o addirittura, impossibilità di fruire di quanto disposto dall’articolo 26. Quest’ultimo permetterebbe ai lavoratori considerati “fragili”, con patologie croniche in trattamento con immunosoppressori – come la malattia reumatologica- e i rari di assentarsi dal lavoro con la formula della malattia equiparata al regime di ricovero per evitare complicanze severe a seguito dell’infezione da COVID in quanto immunodepressi. La norma però è formulata in maniera confusa nel suo secondo comma tale da renderne inefficace l’applicazione”.

La richiesta di una corretta interpretazione è avanzata da ANMAR Onlus (Associazione Nazionale Malati Reumatici) AMRER Onlus (Associazione Malati Reumatici Emilia Romagna) e GILS ODV (Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia) in una lettera inviata ai Ministri del Lavoro Nunzia Catalfo e della Salute Roberto Speranza.

“È necessario rendere uniformi e subito applicabili, su tutto il territorio nazionale, le norme previste dal Decreto che al momento sono invece oggetto di interpretazioni diverse da parte degli uffici dell’INPS o degli Ordini dei Medici – affermano Silvia Tonolo (Presidente ANMAR), Daniele Conti (Direttore AMRER Onlus) e Carla Garbagnati (Presidente GILS ODV) -. I pazienti reumatici anche di patologie rare in trattamento con immunosoppressori, presentano maggiore fragilità e un rischio elevato di complicanze polmonari e cardiocircolatorie nell’esposizione al contagio COVID-19. Però non tutti sono necessariamente in possesso dei requisiti previsti dalla legge 104 e non dispongono della certificazione dello stato di Handicap grave o lieve. Va quindi, come prima cosa, estesa la platea dei beneficiari a tutte le persone colpite da patologie reumatologiche croniche o in trattamento con farmaci immunosoppressori svincolando questa possibilità dal requisito dell’handicap lieve”

“Chiediamo poi all’Esecutivo di chiarire chi può rilasciare le opportune certificazioni previste dalla normativa, sollecitando a far sì che sia il medico di medicina generale, che conosce il paziente, a verificarne i requisiti di malattia cronica e terapia in atto, svincolando dalla “compatente organo di medicina legale” che è impossibile da trovare in questo periodo emergenziale. Infatti i malati attualmente non possono richiedere ora nell’emergenza un parere all’ufficio medico legale la cui operatività se non nulla è oggi ridotta al minimo, rendendoli impossibilitati a rilasciare certificati per migliaia di persone entro la scadenza del periodo di tutela che è il 30 aprile 2020”.

“Come rappresentanti dei pazienti abbiamo apprezzato le norme introdotte dal Governo per salvaguardare i nostri diritti e stato di salute – concludono Tonolo, Conti e Garbagnati -. Vanno però quanto prima meglio definiti alcuni punti fondamentali contenuti nell’ultimo Decreto. Si corre il rischio di interpretazioni differenti, e spesso più ristrettive, delle norme e delle tutele stabilite a livello centrale. Molti malati, in questo momento, sono costretti a proseguire con le proprie mansioni lavorative o a prendere ferie. E’ una situazione inaccettabile e che richiede un intervento tempestivo da parte delle istituzioni e degli organi amministrativi competenti”.

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.