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Peperoncino, un consumo regolare protegge cuore e vasi

Un consumo regolare di peperoncino (4 o più volte alla settimana) potrebbe abbattere fino al 40 per cento il rischio di avere un infarto e addirittura dimezzare il rischio di ictus. Sono i dati che emergono da uno studio italiano condotto in Molise su un’ampia popolazione seguita per un periodo di otto anni. L’aspetto forse più interessante di questa indagine è che i benefici del peperoncino sono indipendenti dal tipo di alimentazione.

Secondo Marialaura Bonaccio, ricercatrice epidemiologa dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, che ha condotto lo studio: “la protezione dal rischio di mortalità è risultata indipendente dal tipo di alimentazione seguita. In altri termini, qualcuno può seguire la salutare dieta mediterranea, qualcun altro mangiare in modo meno sano, ma per tutti il peperoncino esercita una funzione protettiva”.

Lo studio

La ricerca, pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology è stata condotta dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione del Neuromed, in collaborazione con il Dipartimento di Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità, l’Università dell’Insubria di Varese e il Centro Cuore della Clinica Mediterranea di Napoli.

È stata arruola una popolazione di 22.811 uomini e donne del gruppo di studio Moli-sani (2005-2010). L’assunzione di peperoncino è stata stimata con il questionario sulla frequenza alimentare EPIC (European Prospective Investigation Into Cancer) e classificata come:

  • nessuna/consumo raro,
  • fino a 2 volte a settimana,
  • da> 2 a ≤4 volte a settimana
  • > 4 volte a settimana.

I risultati

Nel corso di un follow-up medio di 8,2 anni, si sono verificati in totale 1.236 decessi. I consumatori abituali di peperoncino (> 4 volte/settimana) a confronto di chi non lo consuma mai o raramente hanno mostrato un rischio minore del 23% di mortalità per tutte le cause (HR 0,77, IC 95% 0,66 – 0,90) e un rischio minore del 34% di mortalità per cause cardiovascolari (HR 0,66, IC 95% 0,50 – 0,86).

L’assunzione regolare di peperoncino è risultata anche inversamente associata a cardiopatia ischemica (HR 0,56; IC al 95% 0,35 – 0,87) e rischio di morte cerebrovascolare (HR 0,39; IC 95% 0,20 – 0,75).

Gli autori concludono che: “In un’ampia popolazione mediterranea di età adulta, il consumo regolare di peperoncino è associato a un minor rischio di morte totale e CV indipendentemente dai fattori di rischio CV o dall’adesione a una dieta mediterranea. I biomarcatori noti di rischio CV influiscono solo marginalmente sull’associazione tra l’assunzione di peperoncino e la mortalità.”

Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.