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Dieta MIND, non è mai troppo tardi per contrastare la demenza

mente-dietaUn nuovo studio conferma il ruolo di un’alimentazione sana per la preservazione delle funzioni cognitive, anche per le persone che hanno una diagnosi di patologie neurodegenerative gravi come la malattia di Alzheimer.

In particolare il Journal of Alzheimer’s Disease ha pubblicato uno studio dal quale emerge che la dieta MIND è in grado di implementare la memoria e le capacità cognitive in soggetti anziani, anche con diagnosi di Alzheimer.

La dieta MIND, descritta in questo video, è stata creata dalla nutrizionista Martha Clare Morris e utilizza i principi della dieta mediterranea e quelli della dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension). Viene quindi incoraggiato il consumo di tutti i tipi di verdure, noci, olio d’oliva, cereali integrali, pesce, fagioli, pollame e una moderata quantità di vino, mentre vengono limitati i cibi che contengono alte percentuali di grassi saturi e grassi trans, come burro e margarina, formaggio, carne rossa, cibi fritti, dolci

Dieta MIND può migliorare le capacità cognitive anche in chi soffre di Alzheimer

Lo studio si basa sull’analisi post-mortem di 569 anziani partecipanti allo studio Rush Memory and Aging Project MAP, iniziato nel 1997. Tutti i partecipanti hanno accettato di sottoporsi a valutazioni cliniche annuali e all’autopsia cerebrale dopo la morte.

A partire dal 2004, i partecipanti hanno completato questionari annuali sulla frequenza alimentare, che sono stati utilizzati per calcolare un punteggio di adesione alla dieta MIND.

I ricercatori hanno analizzato le associazioni della dieta MIND, con la demenza e la capacità cognitive totali vicino al momento della morte. Le analisi sono state aggiustate per età, sesso, grado di istruzione, APOE e4, attività cognitive in età avanzata e apporto energetico totale. I risultati mostrano che un punteggio più alto della dieta MIND era associato a un migliore funzionamento cognitivo globale al momento della morte (β = 0,119; p = .003).

In particolare, affermano i ricercatori, né la forza né il significato dell’associazione sono cambiati notevolmente quando la patologia dell’Alzheimer e altre patologie cerebrali sono state incluse nel modello (β = 0,111; p = .003).

La relazione tra una migliore aderenza alla dieta MIND e una migliore capacità cognitiva è rimasta significativa quando l’analisi è stata ristretta a individui senza decadimento cognitivo lieve al basale (β = 0,121; P = 0,005) e alle persone con una diagnosi di Alzheimer post mortem (β = 0,114; p = .023).

Klodian Dhana del Rush Institute of Healthy Aging, Rush University, Chicago, autore principale dello studio ha detto:

La dieta MIND è stata associata a migliori funzioni cognitive indipendentemente dalle patologie cerebrali legate all’Alzheimer, suggerendo che la dieta può contribuire alla resilienza cognitiva, il che alla fine indica che non è mai troppo tardi per la prevenzione della demenza.”

 

Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.