Astra Zeneca, in prima linea nell’innovazione terapeutica in oncologia
In sei anni (2015-2021) la mortalità per cancro in Italia è diminuita del 10% negli uomini e dell’8% nelle donne. Sono 3,6 milioni i cittadini che vivono dopo la diagnosi oncologica, un paziente su quattro (oltre 900mila persone) ha la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può essere considerato guarito. È il quadro presentato a Roma a un evento scientifico organizzato da Astra Zeneca, azienda in prima linea sul fronte della ricerca di soluzioni terapeutiche innovative, con 97 progetti in studio, che riguardano 11 patologie onco-ematologiche (tumori del polmone, mammella, ginecologici, sangue, prostata, vescica, stomaco, fegato, pancreas, cervice, tratto gastro intestinale).
Gli specialisti presenti hanno illustrato i progressi in molte di queste patologie grazie a farmaci come Olaparib, capostipite della classe dei PARP inibitori, rimborsato in Italia nel trattamento di prima linea di mantenimento del carcinoma ovarico e nel trattamento del carcinoma mammario metastatico triplo negativo che presentano la mutazione genetica. È inoltre rimborsato nel carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione con mutazioni BRCA1/2, in progressione dopo una precedente terapia con un nuovo agente ormonale.
Olaparib ha aperto l’era della medicina di precisione anche nel tumore della prostata, la neoplasia più frequente negli uomini con 36mila nuove diagnosi ogni anno nel nostro Paese – spiega Romano Danesi, Direttore del Dipartimento di Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana -. La molecola ha più che triplicato la sopravvivenza libera da progressione radiologica, garantendo una buona qualità di vita.”
Il test BRCA diventa quindi uno step fondamentale nella diagnosi e nella scelta del trattamento non solo dei tumori della mammella e dell’ovaio ma anche del carcinoma prostatico metastatico.
Le mutazioni genetiche sono in grado di guidare la scelta della terapia anche nel carcinoma del polmone. “Nei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio precoce (IB-IIIA), – spiega Danesi -il trattamento post chirurgico con osimertinib, terapia mirata anti EGFR, ha intento curativo. Parlare di guarigione in questa malattia molto difficile da trattare è un grande risultato, impensabile solo pochi anni fa. Un obiettivo a cui mira anche l’immunoterapia con durvalumab, nel carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio III non resecabile”.
La guarigione è da tempo realtà nella maggior parte dei tumori del sangue. La leucemia linfatica cronica, con 3.400 nuove diagnosi ogni anno in Italia, è la più frequente fra le leucemie. La tradizionale immuno-chemioterapia è ancora efficace, ma solo in alcuni casi.
“Dopo la revisione delle linee guida europee, che ha ridotto i pazienti candidabili a questo approccio, le terapie mirate sono destinate a diventare sempre più lo standard di cura – sottolinea Armando Santoro, Direttore dell’Humanitas Cancer Center all’Istituto Clinico Humanitas IRCCS di Rozzano -. Nelle patologie dei linfociti B, gli inibitori della proteina BTK, che rientrano nella classe delle terapie mirate, permettono di controllare la malattia in modo efficace. In particolare, acalabrutinib ha evidenziato un beneficio significativo in termini di efficacia e tollerabilità a lungo termine tanto nel trattamento in prima linea quanto nella malattia recidivante o refrattaria.”.
Quella dei tumori ematologici è l’altra area terapeutica in cui si concentrano gli investimenti di AstraZeneca che, partendo dal successo di acalabrutinib, inibitore di BTK di nuova generazione, sta lavorando su un portfolio di molecole con meccanismi d’azione innovativi.
“L’obiettivo è portare l’innovazione terapeutica in tutte le principali patologie oncoematologiche: linfomi, mielomi, sindromi mielodisplastiche e leucemie – continua il prof. Santoro -. Questo è possibile anticipando l’evoluzione dei prossimi standard di cura, offrendo ai pazienti delle opportunità di trattamento sempre più efficaci e orientate ai loro bisogni, con il mantenimento di una buona qualità di vita”.
“La nostra pipeline di studi copre quasi tutte le principali tipologie di cancro, molte sono considerate difficili da trattare e non beneficiano di innovazioni terapeutiche da molti anni – conclude Mirko Merletti, Vice Presidente Oncology AstraZeneca -. In questo senso, si stanno aprendo prospettive importanti anche nei tumori del fegato e delle vie biliari.”