Diabetologi ed endocrinologi italiani insieme per la medicina di genere
Un Gruppo di studio congiunto “Medicina di Genere”, costituito dalla Società Italiana di Diabetologia (SID) con la Società Italiana di Endocrinologia (SIE) suggella la nascita ufficiale dell’endocrinologia e diabetologia di genere in Italia.
Il team, coordinato dal professor Livio Luzi, direttore del Dipartimento interpresidio di Endocrinologia, Nutrizione e Malattie Metaboliche di MultiMedica e membro del Tavolo Tecnico sulla Medicina di Genere di Regione Lombardia, si occuperà di approfondire aspetti particolari della diabetologia e dell’endocrinologia genere-specifica con studi clinici ad hoc, e di promuovere eventi scientifici che aggiornino la comunità endocrino-diabetologica su questi temi. Luzi ricorda che:
lo studio delle differenze con cui le malattie si manifestano, sono diagnosticate e trattate negli uomini e nelle donne, ha già iniziato a produrre dati interessanti in diabetologia, dove è a uno stato più avanzato rispetto ad altri ambiti terapeutici.”
Luzi ha ricordato che l’iniziativa delle due società scientifiche ha origine dal congresso-consensus dello scorso febbraio a Milano ‘La diabetologia di genere: aspetti diagnostico-terapeutici’ in cui “diversi interventi hanno analizzato gli aspetti relativi all’epidemiologia, alla fisiopatologia e alla terapia nei due generi, giungendo a importanti e sorprendenti conclusioni”.
oltre alle differenze di genere note – spiega Luzi – nella predisposizione alle malattie cardiovascolari (maggiore nei maschi rispetto alle femmine in età fertile), e diversamente dalle endocrinopatie (ad esempio quelle della tiroide) e dall’osteoporosi (prevalenti nel sesso femminile, pur essendo meno studiate nel genere maschile), sono emersi dati nuovi e interessanti in ambito neurologico e delle neuroscienze: differenze sostanziali nella neurobiologia della malattia di Parkinson, una differente riserva cerebrale tra maschi e femmine nella Malattia di Alzheimer e una minore protezione cerebrale dall’obesità, mostrando come le donne siano più vulnerabili rispetto agli uomini”.
Renata Simona Auriemma, docente di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, aggiunge:
sebbene sia noto che le donne si ammalano di più degli uomini, consumano più farmaci e sono più soggette a reazioni avverse, la medicina, anche in ambito endocrino-metabolico, ha sempre mantenuto un’impostazione androcentrica relegando gli interessi per la salute femminile ai soli aspetti più squisitamente legati alla riproduzione. Eppure, questa visione non è più condivisibile, se consideriamo che le manifestazioni cliniche, la storia naturale e la risposta alle terapie possono essere molto diverse nel genere maschile e nel genere femminile.”
“Con il neonato Gruppo di lavoro – conclude Luzi – ci auguriamo di poter presto gettare ulteriore luce su questa che è una problematica di natura non solo clinica ma anche sociale, per delineare interventi diagnostico-terapeutici sempre più precisi ed efficaci”.