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insonnia telemedicina

Insonnia, dormire meno di 5 ore aumenta il rischio d’infarto

Le persone che dormono abitualmente non più di 5 ore per notte hanno un rischio sensibilmente più alto di avere un infarto rispetto a chi ha un sonno più lungo e di migliore qualità, tanto che l’insonnia dovrebbe essere considerata un fattore di rischio per l’infarto del miocardio (IM).

A questa conclusione arriva una nuova metanalisi di studi osservazionali, da poco pubblicata sulla rivista Clinical Cardiology.

Una metanalisi di 9 studi osservazionali su insonnia e incidenza di infarto

Sui principali motori di ricerca medici sono stati selezionati nove studi osservazionali, pubblicati dal 1998 al 2019, con dati sull’infarto del miocardio in soggetti con insonnia. L’insonnia, secondo le principali classificazioni internazionali, era definita come: difficoltà ad iniziare il sonno, difficoltà a mantenere il sonno o precoce risveglio mattutino con incapacità di riaddormentarsi. Sono stati esclusi da questo studio i pazienti con apnea ostruttiva notturna.

La popolazione compresa in questi studi arriva a un totale 1,1 milioni di adulti, di età pari o superiore a 18 anni, in diversi paesi (Cina, Germania, Norvegia, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti). I pazienti avevano un’età media di 52 anni e il 13% soffriva di insonnia.

Durante il follow-up, 2.406 su 153.881 pazienti con insonnia e 12.398 su 1.030.375 pazienti senza insonnia hanno avuto un IM. Nell’analisi i pazienti con insonnia avevano un rischio significativamente aumentato di IM (rischio relativo [RR] 1,69, IC 95% 1,41-2,02, P < 0,00001), anche dopo aggiustamento per età, sesso, diabete, ipertensione, colesterolo alto e fumo. Dormire 5 ore o meno era associato a un rischio maggiore di infarto del miocardio rispetto a dormire 6 ore o 7-8 ore, ma anche dormire 9 ore o più fa salire il rischio.

I pazienti che avevano difficoltà ad iniziare e mantenere il sonno avevano un rischio di IM maggiore del 13% rispetto a chi non soffre di questi disturbi (RR = 1,13, IC 95% 1,04–1,23, P = 0,003). Mentre i pazienti che avevano un sonno non ristoratore e disfunzioni diurne nonostante un sonno adeguato non avevano un rischio aumentato di IM (RR = 1,06, IC 95% 0,91–1,23 P = 0,46).

Per quanto riguarda le differenze di genere le donne con insonnia avevano un rischio di IM maggiore di 2,24 volte rispetto alle donne con sonno regolare, mentre gli uomini con insonnia avevano un rischio di IM maggiore di 2,03 volte rispetto agli uomini senza insonnia.

Nessuna indicazione sui possibili benefici del trattamento dell’insonnia sul rischio di infarto

Jennifer L. Martin, presidente dell’American Academy of Sleep Medicine (AASM), in un commento per Medscape, fa notare:

Questo studio non consente alcuna conclusione sul fatto che il trattamento dell’insonnia riduca il rischio di infarto, inoltre lo studio non approfondisce le diverse condizioni di insonnia dei soggetti arruolati, tuttavia conferma che la scarsa qualità o il sonno insufficiente sono associati a cattive condizioni di salute.”

D’altronde l’igiene del sonno e la qualità del riposo notturno compaiono anche nelle raccomandazioni dei cardiologia americani (American Heart Association) come i “Life’s essential 8”.

Fonte: American Heart Association
Alessandro Visca
Alessandro Visca

Giornalista specializzato in editoria medico­­­­-scientifica, editor, formatore.