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Oncologia, più attenzione alla qualità di vita di chi affronta il tumore

  • Il progetto Oncowellness rende disponibili ricette per un’alimentazione sana ed equilibrata, oltre a informazioni per l’attività fisica e per le pratiche non farmacologiche. 
  • Grazie all’iniziativa dell’associazione Noicisiamo, alle breast unit arriveranno 130 parrucche per le donne in trattamento chemioterapico.

Nel percorso di cura dei pazienti oncologici non deve mancare una particolare attenzione al benessere psico-fisico, in tutte le sue sfaccettature, di fondamentale importanza non solo per garantire un’adeguata qualità della vita ai pazienti ma anche per facilitare la migliore riuscita delle terapie. Occorre inoltre considerare che il progresso delle cure oncologiche avvenuto recentemente ha ampliato enormemente la platea dei cosiddetti lungosopravviventi, per i quali occorre una elaborare una gestione a lungo termine.

Una piattaforma web per migliorare la qualità di vita delle persone con tumore

È in quest’ottica che Pfizer ha organizzato per il secondo anno consecutivo Oncowellness, un progetto che mira a incentivare la corretta alimentazione, l’attività fisica e anche alcune pratiche non farmacologiche. Sulla piattaforma Oncowellness, liberamente consultabile all’indirizzo Web www.oncowellness.it, sono disponibili informazioni e risorse pratiche sul wellness in oncologia, con una particolare attenzione a quattro tipologie oncologiche: tumore della mammella, tumore del polmone, tumori genitourinari, tumori del sangue.

Il progetto è stato reso possibile dal contributo di un gruppo di professionisti di diversa formazione: oltre agli oncologi, partecipano all’iniziativa anche fisiatri, riabilitatori e trainer. Fondamentale anche la collaborazione di alcune importanti associazioni di pazienti, quali Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna, Susan G. Komen Italia, APS Associazione PaLiNUro-Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali e WALCE-Women Against Lung Cancer in Europe.

Dieta sana per la prevenzione e come sostegno alla terapia

L’idea di base è che il collegamento tra alimentazione e tumori sia molto stretto: secondo l’American Institute for Cancer Research, tre tumori su 10 sono causati da un’alimentazione scorretta e si stima che la malnutrizione sia diffusa tra i pazienti oncologici, rappresentando una malattia nella malattia.

È importante perciò che durante il periodo di cura la dieta sia sana, varia ed equilibrata: sul sito Oncowellness sono disponibili alcune videoricette e il ricettario realizzato dallo chef Carlo Cracco, testimonial di eccezione di questa seconda edizione del progetto.

Su questo specifico tema, Alessandra Bearz, Responsabile SS Tumore del Polmone e Pleura, CRO Centro di Riferimento di Aviano, componente Gruppo di esperti di Oncowellness, ha puntualizzato:

È importante che il paziente con tumore del polmone non prenda troppo peso a causa dell’inattività cui è costretto, perché questo peggiora la capacità respiratoria. Si raccomanda, oltre agli esercizi respiratori che vengono consigliati già durante la degenza e poi a casa dopo la dimissione, di preferire una dieta che preveda un aumento della componente proteica al fine di migliorare il recupero della massa muscolare impegnata negli atti respiratori. Fondamentale rieducare e stimolare la profondità del respiro per favorire la ri-espansione compensatoria di quella parte di polmone residuo che deve colmare gli spazi rimasti vuoti.

“In secondo luogo – aggiunge Bearz – noi oncologi suggeriamo al paziente di evitare quegli alimenti che possono interferire con l’assunzione di certi farmaci e contrastarne l’azione. Per esempio, il pompelmo e le arance di Siviglia possono contribuire a ridurre l’assorbimento di alcuni farmaci.”

Malnutrizione frequente nei pazienti oncologici

Maurizio Muscaritoli, Direttore UOC di Medicina Interna e Nutrizione Clinica, Policlinico Umberto I di Roma e Professore Ordinario di Medicina Interna, Sapienza Università di Roma, componente Gruppo di esperti di Oncowellness, ha aggiunto:

il supporto nutrizionale per un paziente con tumore riveste una grandissima importanza. Tuttavia, solo recentemente ci si è resi conto che un paziente defedato, che ha perso peso e qualità del suo stato di nutrizione, diventa più fragile e perde opportunità di essere curato in maniera adeguata per la sua malattia”

“Nessun alimento è di per sé indicato o vietato al paziente oncologico – aggiunge Muscaritoli – quando si assumono preparati vitaminici o preparati ad azione antiossidante bisogna sempre comunicarlo al medico, perché anche nutrienti  innocui possono  in qualche modo interferire con gli effetti della terapia. In  particolare, le vitamine antiossidanti vanno assunte solo se  c’è una provata carenza  e  sempre dietro consiglio medico. Molto spesso la chemioterapia induce nausea e vomito e perdita di appetito.” E precisa:

Il counselling è importante, così come invogliare il paziente a mangiare gli alimenti che preferisce, evitare di consumare gli alimenti nello stesso locale in cui sono stati preparati, arieggiare le stanze per non far ristagnare gli odori di cucina prima del pasto. Vanno  evitati i cibi elaborati, troppo piccanti, e quello che può aumentare il rigurgito o bruciori. Gli alimenti possono interagire con integratori, fitoterapici e farmaci, questo è noto. Per questo qualsiasi tipo di prodotto anche erboristico va assunto durante il periodo delle cure oncologiche solo e soltanto ove ce ne sia provato bisogno e sempre avendone dato comunicazione al medico curante o al nutrizionista.”

L’esercizio fisico contro fatica e e depressione

Alla cura dell’alimentazione è consigliabile associare una moderata attività fisica, in grado di migliorare lo stato di forma generale, più altre pratiche quali lo yoga, la meditazione, il Tai Chi, i massaggi o la musicoterapia – tutti interventi che consentono di controllare condizioni che spesso si associano alla malattia oncologica, quali stress, disturbi dell’umore, dolore, fatigue e nausea.

Adriana Bonifacino, Presidente Fondazione IncontraDonna, ha dichiarato:

l’esercizio fisico durante il trattamento per il cancro migliora la qualità della vita. Come? riducendo la sintomatologia ansiogena e depressiva, i livelli di tossicità dei trattamenti, la sensazione di affaticamento (fatigue), e mantenendo il benessere cardiorespiratorio e la forza muscolare.

È altrettanto dimostrato quanto la nutrizione sia determinante nei percorsi oncologici. Le  “Linee di indirizzo per i percorsi nutrizionali nei pazienti oncologici” emanate dal Ministero della Salute nel 2017, e alle quali abbiamo partecipato come parte attiva, lo confermano: le alterazioni dello stato nutrizionale sono altamente prevalenti nei malati oncologici e la malnutrizione per difetto è considerata “malattia nella malattia.”

Un aiuto alle donne che perdono i capelli per i trattamenti chemioterapici

Da segnalare infine un’altra iniziativa che va nella direzione della presa in cura della persona con tumore nella sua globalità. Noicisiamo, la prima associazione italiana dedicata al tumore al seno metastatico, ha dato vita al progetto “Sempre Tu – turban&cheveaux”. Nell’ambito dell’iniziativa, ad alcune Breast Unit sul territorio italiano arriveranno 130 parrucche, più un numero imprecisato di bandane, destinate alle pazienti oncologiche. Parrucche e bandane sono state in parte donate direttamente dall’azienda parigina NJ Création e in parte acquistate dall’associazione di pazienti Ayanah Brown/Le bandana rose di Guadalupa (Antille, Francia).

Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-Polmonare dell’Istituto Nazionale Tumori – IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, ha commentato:

la caduta dei capelli a causa di alcuni trattamenti chemioterapici rimane un aspetto fondamentale per le pazienti con tumore in generale. Ogni giorno constatiamo che perdere i capelli per un problema di salute può provocare un trauma profondo, perché rivela al mondo la malattia e mina l’identità sociale. Il problema è particolarmente sentito dalle donne e può persino frenare alcune pazienti dall’intraprendere una cura salva-vita.

“La domanda ‘dottore, perderò i capelli?’ – spiega De Laurentiis –  ci viene posta da quasi tutte le donne, soprattutto dalle più anziane. Le giovani sembrano riuscire ad affrontare meglio questo passaggio che per molte è obbligato, ma solo per una piccola percentuale di loro non rappresenta un problema. Nel mondo medico si stanno cercando delle soluzioni. Da alcuni anni si stanno testando dei caschi refrigeranti computerizzati, che però ad oggi funzionano solo per alcuni trattamenti chemioterapici. In altri casi sono ancora inefficaci o parzialmente efficaci e, in questi casi, la caduta parziale dei capelli è anche peggio che perderli tutti. La parrucca rimane quindi un presidio fondamentale, ma purtroppo rappresenta un onere economico importante che non tutti possono permettersi. Ecco perché un’iniziativa come questa ha per noi e per le nostre pazienti un valore sociale e umano straordinario.”

Folco Claudi
Folco Claudi

Giornalista medico scientifico