Salute mentale dei giovani, i rischi dell’età della transizione
I disturbi mentali equivalgono al 16% del carico globale di malattie nella fascia 10-19 anni, con ansia e depressione che rappresentano il 40% di tutte le diagnosi. Inoltre, il 78% dei bambini che ricevono una diagnosi di disturbo mentale durante l’infanzia è a rischio per lo sviluppo di disturbi psicopatologici più gravi nelle fasi di vita successive. Infine, il suicidio è la seconda causa di morte tra le persone di età compresa tra i 10 e i 25 anni. A fronte di questo scenario preoccupante l’Italia risulta il fanalino di coda per i fondi dedicati alla salute mentale: infatti, la spesa per la salute psichiatrica nel nostro paese non supera il 3% del totale dei fondi per la sanità, nonostante ci sia stato l’impegno formale della Conferenza dei Presidenti delle Regioni del 2001 ad arrivare ad almeno il 5%.
La denuncia arriva dal convegno “Dall’età evolutiva all’età adulta: transizione e tutela della salute mentale percorsi interdisciplinari e presa in carico”, realizzato da Fondazione Onda e SINPF – Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, in collaborazione con Regione Lombardia, con il contributo non condizionante di Otsuka Italia.
la pandemia da Covid-19 – spiegano Claudio Mencacci e Matteo Balestrieri, Co-Presidenti SINPF, Società Italiana di Neuropsicofarmacologia – ha portato a un aumento dei disturbi psichici, in particolare ansia, depressione, disturbi del sonno, panico ed effetti post-traumatici da stress, che hanno investito i giovani come una vera e propria ondata epidemica. La mancanza di una rete di supporto sociale o sanitario, dall’insegnante ad altri adulti di riferimento a livello extra-familiare, sicuramente ha acuito un sentimento di sofferenza psichica già latente, andando ad impattare negativamente sulla qualità e sulla quantità di vita, investendone tutti gli ambiti: personale, affettivo-familiare, socio-relazionale e lavorativo. Possiamo affermare che la pandemia ha pertanto assunto un ruolo di amplificatore su una tendenza che era già in atto, tanto che molti dei giovani d’oggi sentano in prima persona il peso di dover ereditare un mondo in crisi e in guerra.”
L’età della transizione è la più scoperta per presa in carico e continuità dei percorsi di cura
La legislazione attuale impone che al compimento dei 18 anni gli adolescenti perdano il diritto a usufruire delle prestazioni nell’ambito della Neuropsichiatria infantile, tra cui anche la frequentazione dei centri diurni per adolescenti. Lo scenario assume contorni ancor più drammatici nel caso di quei giovani che, alla fine del percorso scolastico, perdono anche le figure di supporto e sostegno all’interno della scuola.
Emi Bondi, presidente SIP, Società Italiana di Psichiatria, aggiunge:
È prioritario ripensare all’organizzazione dei servizi, soprattutto per quanto riguarda l’età della transizione, 14-24 anni, che appare essere la più scoperta in termini di presa in carico e continuità dei percorsi di cura, nonostante sia quella in cui esordiscono la maggior parte dei disturbi psichici. Appare inderogabile la creazione di servizi dedicati, che vedano la collaborazione della UONPIA e della Psichiatria, alla costituzione di équipe multidisciplinari che si occupino degli esordi, fornendo loro un trattamento integrato, continuativo e peculiare alle esigenze dell’età oltre che della cura della patologia.”
I neomaggiorenni, quindi, si trovano a dover abbandonare il luogo di cura frequentato fino al compimento dei 18 anni, per poi trovarsi a carico del Servizio di Psichiatria, dove spesso incontrano un ambiente respingente non in grado di fornire loro un’assistenza adeguata, causando l’allontanamento degli assistiti se non addirittura l’interruzione della terapia, con il conseguente aggravamento del disturbo mentale.
Stefano Vicari, professore ordinario di Neuropsichiatria infantile, Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma
anche per l’aumento esponenziale delle richieste, la gestione del minore con disturbo psichiatrico riconosce tuttora alcune criticità organizzative e l’intera filiera assistenziale di Neuropsichiatria Infantile è ancora carente e insufficiente nel nostro Paese. Auspichiamo interventi mirati e concreti perché il diritto alla salute dei più giovani sia accolto e finalmente garantito.”